Verona, Fondazione Arena cede alle pressioni e ritira il baritono russo finito nel mirino di attivisti e politici.
Sipario abbassato sulla polemica: Fondazione Arena cancella la partecipazione del basso-baritono filo-cremlino Abdrazakov al “Don Giovanni” di Verona. Si chiude con un’eco di vittoria per gli attivisti e le forze politiche anti-Putin il caso che ha infiammato il dibattito culturale veronese.
La Fondazione Arena di Verona ha ufficialmente ritirato la partecipazione del noto basso russo, identificato come strenuo sostenitore del Cremlino, all’atteso allestimento del “Don Giovanni” di Mozart in programma al Teatro Filarmonico.
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La decisione, comunicata il 6 novembre con una nota, rappresenta il culmine di una rapida escalation di pressioni politiche e attivismo internazionale.
Il contesto.
L’artista, acclamato a livello internazionale ma noto per il suo supporto esplicito a Vladimir Putin, era finito nel mirino della Anti-Corruption Foundation (Fbk) di Alexey Navalny.
Il profilo del baritono era aggravato da riconoscimenti diretti da parte del Presidente russo (come il Premio di Stato) e dal suo ruolo di direttore del Teatro dell’Opera e del Balletto di Sebastopoli, nella Crimea occupata. Tale curriculum lo ha reso, agli occhi dei contestatori, un simbolo dell’occupazione in territorio ucraino.
Le reazioni.
La mobilitazione era stata intensa: dalla candidata regionale Anna Lisa Nalin, che aveva messo in guardia sulla possibilità che Verona diventasse un “portale” della propaganda russa in Italia, fino agli appelli istituzionali europei.
“Meglio tardi che mai” così Nalin, capolista alle prossime regionali nella lista di centrosinistra “Uniti per Manilido”, commenta la decisione da parte della Fondazione Arena di cancellare l’esibizione di Ildar Abdrazakov prevista per il prossimo gennaio al teatro Filarmonico.
La Fondazione Navalny ha esultato sui propri canali social: “Siamo riusciti ad annullare l’esibizione”.
