Villa Girasole, 90 anni di storia per il capolavoro veneto: avviato il percorso per la sua tutela e valorizzazione.
Villa Girasole a Marcellise, l’iconica casa che ruota su se stessa, compie novant’anni dalla sua inaugurazione nel 1935. Nata dalla collaborazione tra l’ingegnere Angelo Invernizzi e l’architetto Ettore Fagiuoli, questa residenza rappresenta un unicum assoluto nel panorama architettonico del Novecento italiano.
Il sogno della rotazione.
La particolarità che la rese celebre è la sua capacità di ruotare di 360 gradi, permettendo agli occupanti di seguire l’arco del sole (da cui il nome) o cambiare la prospettiva del paesaggio. La struttura si compone di un basamento fisso e di un volume a “L” a due piani che poggia su un perno centrale, una vera sfida ingegneristica per l’epoca.
Il primo esperimento di rotazione, risalente al 14 novembre 1933, quando la villa era ancora in costruzione, dimostrò la fattibilità di questa visione. Oggi, purtroppo, il meccanismo rotatorio è compromesso e la villa, soggetta a vincolo monumentale, necessita di un’attenta opera di conservazione.
Un convegno per il futuro.
Per celebrare questa ricorrenza e avviare una riflessione sul suo destino, l’Ordine degli Architetti Ppc di Verona, in collaborazione con la Fondazione Il Girasole – Angelo e Lina Invernizzi, ha organizzato il convegno di studi “I novant’anni di villa Il Girasole: conservazione e rotazione”.
L’evento, che sarà a Verona il 14 novembre alle 9:30 nella sede dell’Ordine in via Santa Teresa, metterà in luce la necessità di anteporre la conservazione a qualsiasi futuro utilizzo della villa. Esperti nazionali e internazionali discuteranno sull’approccio alla tutela di un monumento del XX secolo. Sull’utilizzo di strumenti digitali avanzati (come il BIM) per l’analisi del manufatto. E infine sulle esperienze affini a livello globale, come l’Heliocomplex di Tashkent, Uzbekistan.
Giulio Furlani, Presidente della Fondazione, ha ribadito l’impegno a tutelare e valorizzare l’opera per restituirle il suo pieno valore tecnico e simbolico, avviando un percorso condiviso per ridare, almeno metaforicamente, “movimento e nuova vita al sogno dell’ingegnere Invernizzi“.
La Fondazione, creata nel 2002 per volontà di Lidia Invernizzi, figlia del progettista, continua oggi a lavorare, in dialogo con la Soprintendenza ABAP, per il recupero scientifico, la promozione e la valorizzazione di questo simbolo dell’ingegno italiano.
