Ghibellin Fuggiasco, trovata casa agli ex ospiti dello spazio recuperato e ora chiuso

Hanno trovato casa 29 su 38 delle persone ospitate al Ghibellin Fuggiasco, spazio abitativo recuperato nell’autunno del 2021.

Hanno trovato casa 29 su 38 delle persone ospitate nell’edificio noto come Ghibellin Fuggiasco, spazio abitativo recuperato nell’autunno del 2021 dal laboratorio autogestito Paratodos in uno stabile privato, abbandonato in zona Porta Vescovo, e ora chiuso. Tutti i lavoratori con reddito e con volontà di contribuire al costo del posto letto, fa sapere il comune di Verona, hanno trovato sistemazione in appartamenti da riattare di Agec e del Comune, della cooperativa Milonga e della Casa degli immigrati.

“Voglio essere molto chiara: non è stata sottratta alcuna casa ai veronesi – sottolinea l’assessora alle Politiche sociali e abitative, Luisa Ceni. – Le soluzioni abitative individuate hanno riguardato persone che vivono regolarmente sul nostro territorio, che hanno un lavoro o che si trovano in condizioni di fragilità seguite dai servizi competenti. Si tratta di cittadini che contribuiscono attivamente alla comunità, pagano le tasse e, ora, anche un affitto regolare”.

Sono 29 le persone ricollocate in modo stabile.

L’intervento ha permesso di ricollocare 29 persone in modo stabile, grazie anche alla collaborazione con una realtà come la Casa per gli Immigrati, che da decenni lavora per favorire l’inclusione attraverso l’abitare. Le case utilizzate non erano disponibili per l’assegnazione: si trattava di immobili inutilizzati che Agec non sarebbe stata in grado di ristrutturare, e che grazie a una modifica del Regolamento dell’azienda sono stati potuti essere messi a disposizione di soggetti del terzo settore come la Casa degli Immigrati che li ha ristrutturati e li gestisce in modo trasparente e responsabile.

“Questo percorso – conclude l’assessora Ceni – dimostra che è possibile risolvere problemi reali con soluzioni concrete, nel rispetto della legalità. Non abbiamo legittimato occupazioni, né dato casa a chi non ne aveva diritto. Abbiamo risposto a un bisogno abitativo con equilibrio, senza sgomberi, ma con il lavoro quotidiano delle istituzioni e della rete sociale.”

Come sottolinea l’assessora alla Sicurezza e alla legalità, Stefania Zivelonghi “anche questa soluzione è una strada maestra che contribuisce significativamente, oltre a riconoscere dignità a queste persone, anche a raggiungere risultati che consentano l’avvio di percorsi di legalità, di convivenza civile e di conseguenza di sicurezza urbana”.

Erano 37 gli ospiti presenti.

In base dell’elenco nominativo fornito dal laboratorio autogestito Paratodos lo scorso gennaio, gli ospiti presenti erano 37, numero a cui si è successivamente aggiunta una trentottesima persona.

Ad oggi, 29 di loro hanno trovato una sistemazione alternativa. Di questi 22 persone sono state inserite in alloggi assegnati alla Cooperativa “La Casa per gli Immigrati”, in quanto lavoratori in grado di compartecipare alle spese di locazione e delle utenze. Altre quattro persone, sempre nella medesima condizione lavorativa, sono state accolte in un appartamento gestito dalla Cooperativa “Milonga”. Un soggetto fragile è stato preso in carico da un servizio specialistico con inserimento in una struttura residenziale, mentre un’altra persona fragile è stata accolta in una struttura residenziale a carico dell’amministrazione comunale, in collaborazione con i servizi socio-sanitari. Un’altra persona è stata collocata temporaneamente nell’asilo notturno comunale.

Tutti gli altri ospiti non sono stati accolti per diverse motivazioni: alcuni si sono resi irreperibili, altri non si sono presentati per richiedere un supporto alloggiativo alternativo, altri ancora non risultavano accoglibili perché irregolarmente presenti sul territorio nazionale.

Dalla chiusura del Ghibellin Fuggiasco, quattro persone, in soprannumero rispetto alla lista fornita da Paratodos a gennaio, hanno fatto domanda allo Sportello unico per un posto in uno dei dormitori cittadini (comunale e in convenzione). In questo periodo sono 100 i posti a regime, tali persone sono in lista d’attesa.

La Casa per gli Immigrati.

La cooperativa Casa per gli Immigrati è la struttura del terzo settore maggiormente coinvolta nell’accoglimento delle persone. Fondata da Giambattista Rossi, nasce con l’obiettivo di offrire accoglienza, supporto e integrazione alle persone migranti e a chi si trova in situazioni di fragilità abitativa e sociale. Attraverso progetti di ospitalità, orientamento lavorativo e percorsi formativi, la cooperativa promuove l’inclusione e l’autonomia dei suoi ospiti.

Il presidente della cooperativa, Renzo Fior spiega che “abbiamo ricevuto da Agec cinque appartamenti da riattare che, grazie a delle donazioni, abbiamo resi abitabili e arredati. Si trovano uno a Novaglie, uno a Quinto, due a Poiano e uno a San Michele. In essi abbiamo accolto 20 persone, altre due, che lavorano in zona Zevio, sono state destinate a un nostro appartamento che si trova a San Giovanni Lupatoto. Come da statuto, accogliamo persone che abbiano una capacità di reddito per far fronte alle spese della convivenza, siamo un ente privato e ci autososteniamo”.

La cooperativa Milonga.

Il presidente della cooperativa Milonga, Giovanni Barin dichiara che “le persone accolte sono lavoratori e partecipano alla spesa della convivenza, tranne uno che è stato inserito nel programma Housing first del Comune. Li stiamo accompagnando verso una collocazione più definitiva e stabile. L’esperienza è positiva ed è frutto di un lavoro corale da parte del Comune, soggetto pubblico che ha fatto la regia e i soggetti privati come noi che sono intervenuti attivamente. Si può dire che la città ha risposto in modo concreto”.

Il ruolo della Caritas.

Un ruolo importante, fin dall’inizio della vicenda, lo ha avuto Caritas come sottolinea don Matteo Malosto: “Dopo la visita del Vescovo Domenico al Ghibellin Fuggiasco nel dicembre del 2023, – spiega don Matteo Malosto di Caritas – ci siamo attivati per accogliere da gennaio 10 ospiti, con la volontà, comune a tutti i soggetti coinvolti, di dare loro una sistemazione abitativa dignitosa. Ciò che davvero emerge è parsa chiara è la portata del problema: stiamo parlando di una vera e propria emergenza abitativa.

Tutti, dal nostro staff al Comune, avvertiamo l’urgenza di trovare soluzioni abitative capaci di restituire dignità. Non si tratta solo di dare un tetto, ma di restituire la possibilità di costruire una vita normale. Lungo questo percorso, la parola “dialogo” ci ha sempre accompagnato: abbiamo sempre mantenuto una conversazione aperta e costruttiva con le persone accolte, ma anche con il Comune. Siamo stati presenti al tavolo di confronto, ci siamo seduti, abbiamo ascoltato e abbiamo trovato disponibilità reciproca a trovare una soluzione”.

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