L’allevatore di Lazise sotto la lente del giudice per maltrattamento di mucche e vitelli.
Svolta nel processo per il maltrattamento di mucche e vitelli in un allevamento di Lazise: il Giudice ordina indagini sull’allevatore. Si tratta di una vicenda emersa nel 2023 a seguito di una denuncia della Lav. Nell’udienza di venerdì scorso, 7 novembre, il Giudice ha accolto l’istanza presentata dall’avvocata di parte civile di Lav. Sono stati quindi disposti due provvedimenti: la sospensione della richiesta di Messa alla Prova (MAP) avanzata dall’imputato, e la disposizione di indagini finanziarie a carico dell’allevatore.
“Risarcimento ridicolo”.
La richiesta di sospensione della MAP è arrivata in seguito a una proposta di risarcimento da parte dell’imputato giudicata “a dir poco ridicola” dalla Lav, a fronte delle gravi condizioni in cui erano stati ritrovati gli animali. La Messa alla Prova, infatti, avrebbe consentito all’allevatore di estinguere il reato mediante lavori di pubblica utilità e azioni risarcitorie, uscendo dal procedimento penale con la fedina penale pulita.
“Ridicolo il risarcimento proposto, a fronte delle condizioni in cui erano state ritrovate. Qualcosa che stride fortemente con la necessità di riconoscere pienamente la gravità dei reati di maltrattamento di animali, con l’aggravante della morte degli animali. Servono pene adeguate per chi maltratta gli animali”, ha dichiarato la Lav.
L’imputato.
L’imputato, un allevatore locale, è accusato di detenzione di bovini in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze e di maltrattamento con l’aggravante della morte di alcuni capi. La vicenda aveva portato, grazie alla segnalazione allo Sportello Lav di Verona, al sequestro e alla successiva confisca definitiva di ben 47 animali tra mucche e vitelli, liberati da quella che l’associazione ha definito una “prigione mortale“.
La critica al sistema di sfruttamento.
Oltre alla battaglia legale per il caso specifico di Lazise, la Lav ha esteso la sua critica al sistema produttivo nel suo complesso: “Ma la stessa sofferenza la vivono altri milioni di mucche e vitelli in Italia, vittime di un sistema di sfruttamento che vuole sempre gravide le prime, per fargli produrre latte da destinare al consumo umano, e che deve smaltire i secondi, sottoprodotti dell’industria casearia trattati come scarti“, conclude l’associazione.
