Il Recioto della Valpolicella diventa Presidio Slow Food

Il Recioto della Valpolicella è Presidio Slow Food: sette cantine in missione per rilanciare la sua grandezza.

Il Recioto della Valpolicella, padre nobile del celebre Amarone, è stato elevato a nuovo Presidio Slow Food del Veneto. L’obiettivo è quello di strappare dall’oblio, un vino fortemente identitario per la viticoltura veronese che, negli ultimi vent’anni, ha visto le sue quote di mercato crollare.

Il paradosso è amaro: su tutte le bottiglie prodotte in Valpolicella, solo lo 0,6% è Recioto. Il successo internazionale dell’Amarone ha spinto gran parte dei produttori a destinare a quest’ultimo le preziose uve passite, mentre la contrazione generale dei consumi di vini dolci ha confinato il Recioto a un semplice “sfizio da fine pasto”.

Dal “Mosto invernale” alle Rècie.

La storia di questo nettare è antichissima, legata alla tecnica dell’appassimento usata nelle terre veronesi per conservare la frutta. Le sue origini affondano nel I secolo dC, quando Plinio il Vecchio citava il vino acinaticum, ottenuto da uve disidratate. Secoli dopo, nel IV secolo dC, Cassiodoro, storico di Teodorico, lo descriveva come un “mosto invernale, freddo sangue delle uve“. Il suo nome deriva da una pratica contadina: le rècie (orecchie in dialetto) sono le ali dei grappoli, la parte più esterna, attraverso le quali l’uva veniva appesa per l’appassimento.

La missione dei sette produttori.

Il Presidio nasce da un’azione di “resistenza” intrapresa da sette cantine – Mizzon, Venturini, Roccolo Grassi, Corte Merci, La Dama, Giovanni Ederle e Novaia – con l’obiettivo di aggregare altre piccole realtà legate alla tradizione e alla produzione sostenibile.

Il regolamento del Presidio, più rigoroso rispetto al disciplinare Docg, è ispirato ai principi della Slow Wine Coalition e mira a salvaguardare il territorio e lo stile del vino.

Vigna severa: sono richiesti l’impegno a conservare il paesaggio rurale storico e i terrazzamenti, e il divieto assoluto del diserbo chimico.

Uve Doc: le uve devono provenire da vigne di almeno 15 anni allevate in conduzione diretta.

Invecchiamento lento: L’appassimento deve durare almeno 100 giorni in fruttaio senza forzature.

Attesa obbligatoria: la messa in commercio è consentita non prima di cinque anni a partire da quello successivo alla vendemmia, con almeno un anno in bottiglia. Infatti il Recioto trova la sua grandezza nell’invecchiamento.

Il progetto parte con l’impegno a produrre il Recioto del Presidio solo nelle annate che consentono di ottenere la massima qualità. Il primo banco di prova per i sette produttori sarà la Slow Wine Fair 2026 a BolognaFiere, dal 22 al 24 febbraio, dove presenteranno le loro etichette.