La titolarità dei marchi Amarone e Valpolicella passa dalla Camera di Commercio di Verona al Consorzio tutela vini Valpolicella.
Storico cambio di gestione per Amarone e Valpolicella: dopo 21 anni la titolarità dei marchi collettivi e di certificazione “Amarone”, “Amarone della Valpolicella”, “Recioto della Valpolicella”, “Valpolicella Ripasso” e “Valpolicella” passa dalla Camera di Commercio di Verona al Consorzio per la tutela dei vini Valpolicella. L’accordo, firmato con atto notarile e presentato in Prefettura a Verona, trasferisce anche i marchi “Vino di Ripasso” e “Ripasso”, oltre al marchio “Recioto” condiviso con la Camera di Commercio di Vicenza.
“Dal 2004 abbiamo registrato e difeso questi marchi a livello internazionale”, ha ricordato Carlo De Paoli, rappresentante della Camera di Commercio di Verona, spiegando che oggi la gestione diretta da parte del Consorzio è “più strategica e necessaria” per contrastare le frodi.
Il presidente del Consorzio, Christian Marchesini, sottolinea che la piena titolarità permetterà un’azione “ancora più incisiva” contro la contraffazione, già contrastata con oltre 1,2 milioni di euro investiti dal 2018 e 176 vertenze avviate in tutto il mondo.
I tentativi di contraffazione.
Nelle cause di tutela l’Amarone risulta il vino più soundizzato (20 casi solo nel 2024). Negli anni le attività congiunte di sorveglianza, condotte mensilmente anche dal Consorzio, hanno sventato la registrazione e disposto il ritiro dal commercio di molti prodotti su tutti i mercati. In particolare in Cina con le etichette di “A Ma Luo Ni” e “Annamarone”, “Emporio Amarone” in Brasile, “Amaronauta” in Italia, “San Vincenzo dell’Amarone”, “Sumarone”, “La Marone” e “Primarone” in territorio Ue. In Francia non sono sfuggite alla vigilanza le etichette di “Gran Marone” e “Granmarone” e negli Stati Uniti quelle di “Amarina” e “Calpolicella”. Ostacolate e vietate anche le referenze “Valpolicella Riposto” in Norvegia e “Shiraz Metode Ripasso” in Australia.
Il Consorzio dovrà ora completare la trascrizione dei marchi in 41 Paesi – dall’Unione europea a Stati Uniti, Cina, Australia e Sud America – consolidando una protezione globale per uno dei simboli più celebri del vino italiano.
