L’addio alla bici di Elia Viviani: “Rifarei tutto, il ciclismo mi ha insegnato a vivere”

Elia Viviani annuncia il ritiro dal ciclismo: ultime gare il Giro del Veneto e il mondiale su pista, sognando un’altra maglia iridata.

Elia Viviani dice addio al ciclismo e all’agonismo. Il campione veronese, classe 1989, saluterà il pubblico con due ultime gare simboliche: prima al Giro del Veneto del 15 ottobre, sulle strade di casa, poi al mondiale su pista di Santiago del Cile (22–26 ottobre), dove proverà a chiudere in bellezza, magari indossando ancora una volta la maglia iridata.

“E’ da quando ho 8 anni che la bici è tutto per me. Ho cominciato questa ultima stagione volendo dimostrare qualcosa. Volevo decidere io quando dire basta”, ha spiegato Viviani. “Senti che è il momento di lasciare andare tutto quando per essere competitivo deve andare tutto perfettamente, mentre un tempo non era così“.

Viviani lascia con il sorriso, consapevole di aver dato tutto e di aver scritto pagine memorabili nella storia del ciclismo italiano.

Un palmares invidiabile.

Portabandiera dell’Italia ai Giochi di Tokyo 2020, l’atleta veneto può vantare un palmarès straordinario: tre medaglie olimpiche su pista — l’oro nell’omnium a Rio 2016, il bronzo nella stessa specialità a Tokyo 2021 e l’argento nell’americana a Parigi 2024 — oltre a otto podi mondiali e più di dieci titoli europei. Su strada, le sue 90 vittorie parlano da sole: cinque tappe al Giro d’Italia, tre alla Vuelta a España e una al Tour de France, oltre a un’infinità di piazzamenti di prestigio.

“Rifarei tutto al 100% – confessa -. Il ciclismo mi ha insegnato a vivere, mi ha dato una formazione sportiva e umana. Non avrei mai visto così tanti posti nel mondo se non fosse stato per il mio sport. Mi ha dato soddisfazioni immense e ha sempre fatto parte di me e della mia vita”. Un legame che affonda le radici nella sua infanzia, quando quel bambino di otto anni pedalava tra scuola e allenamenti, cominciando a scoprire la passione che lo avrebbe portato ai vertici mondiali.

E adesso la carriere che si chiude proprio a Verona, con il Giro del Veneto, e con il mondiale su pista dove chissà, un’altra maglia iridata potrebbe non essere un sogno impossibile.

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