Suicidio assistito negato in Veneto: “Donatella” aspetta da cinque mesi, ma l’Asl dice no.
Veneto, negato il suicidio assistito a “Donatella” dopo cinque mesi di attesa: per l’Asl “non rientra nei criteri”, ma i legali contestano. Nonostante il rispetto di tutti i requisiti stabiliti dalla Corte Costituzionale, una donna veneta di 76 anni, affetta da una grave malattia neurodegenerativa, si è vista negare l’accesso al suicidio medicalmente assistito dalla propria azienda sanitaria. Il caso, seguito dall’Associazione Luca Coscioni, riapre il dibattito sul fine vita e sui limiti dell’attuale normativa applicata in modo disomogeneo a livello regionale.
La donna, indicata con il nome di fantasia “Donatella” per tutelarne la privacy, aveva presentato richiesta di verifica delle condizioni previste dalla sentenza “Cappato-Dj Fabo” il 6 settembre 2024. Solo a febbraio 2025, e dopo una diffida formale dei suoi legali, la commissione medica multidisciplinare ha completato la valutazione, confermando che “Donatella” è “capace di autodeterminarsi, affetta da una patologia irreversibile e sottoposta a sofferenze intollerabili”. Tuttavia, le è stato negato il via libera perché non sarebbe “tenuta in vita da un trattamento di sostegno vitale“.
Secondo i legali della donna, “la decisione è in contrasto con la sentenza n. 135/2024 della Corte costituzionale, che ha chiarito come anche forme di assistenza fornite da caregiver – se indispensabili per funzioni vitali – possano essere considerate trattamenti di sostegno vitale”. “Donatella”, infatti, dipende in tutto dai suoi assistenti per alimentarsi, assumere medicinali e idratarsi: senza questo supporto, morirebbe in breve tempo.
Dopo la contestazione formale dell’esito da parte della difesa, supportata da una consulenza del medico anestesista Mario Riccio, la Asl ha chiesto una nuova valutazione, affidandola però al Comitato etico invece che alla commissione medica originaria. Si attende ora l’esito di questa ulteriore fase.
Il caso ha sollevato forti critiche “per i tempi lunghi della procedura e per la disomogeneità di applicazione delle sentenze della Corte”, con l’Associazione Luca Coscioni che chiede “l’approvazione urgente di una legge nazionale con tempi e modalità certe, seguendo l’esempio della Toscana”. Il tesoriere dell’associazione, Marco Cappato, ha denunciato: “Non è accettabile che persone sottoposte a sofferenze intollerabili debbano attendere mesi per vedersi poi negare un diritto costituzionalmente garantito”.
