Caso Pfas, le motivazioni della sentenza con la quale la Corte d’Assise di Vicenza ha condannato Miteni.
“Miteni era pienamente consapevole dell’impatto ambientale delle proprie attività industriali, ma ha continuato per anni a produrre Pfas, pur conoscendone i gravi effetti sull’ambiente e sulla salute pubblica”: sono queste le motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Vicenza, che il 26 giugno scorso ha condannato undici imputati a un totale di 141 anni di carcere, disponendo anche risarcimenti per decine di milioni di euro e il ripristino dei luoghi contaminati nelle province di Verona, Vicenza e Padova.
Le motivazioni, contenute in un documento di 2.062 pagine, escluderebbero quindi qualsiasi ipotesi di sottovalutazione del rischio. Sarebbe stata invece una decisione deliberata, assunta con piena cognizione delle conseguenze. La sentenza richiama il principio di prevenzione del diritto ambientale, che non si limita alle bonifiche ma impone il divieto assoluto di immettere nell’ambiente sostanze non normate, soprattutto se presenti in modo significativo e misurabile.
Già dal 2009, evidenzia la Corte, Miteni disponeva di informazioni dettagliate sulla contaminazione del sito produttivo e delle falde acquifere. Nonostante ciò, l’azienda scelse di proseguire la produzione. Una scelta definita dalla giuria popolare “precisa e consapevole”, orientata al profitto e in aperto contrasto con la tutela dell’ambiente e della salute collettiva.
