Maxi frode ai fondi europei: denunciati 48 imprenditori agricoli, anche a Verona

Scoperta dalla finanza di Padova una truffa ai fondi europei: denunciati 48 imprenditori agricoli, coinvolta anche Verona.

Quattro anni d’indagine, decine di perquisizioni e un giro di denaro illecito che supera i 20 milioni di euro: è il bilancio della maxi inchiesta della Guardia di Finanza di Padova che ha portato alla scoperta di un articolato sistema di frode ai danni dell’Unione Europea, messo in piedi da un gruppo di imprenditori agricoli, alcuni dei quali anche della provincia di Verona, per ottenere indebitamente fondi del Feaga (Fondo Europeo Agricolo di Garanzia).

Il nucleo economico-finanziario delle Fiamme Gialle padovane, su disposizione della Procura Europea di Venezia, ha ricostruito un quadro complesso: 48 imprenditori risultano indagati per associazione a delinquere e truffa aggravata, con un sequestro complessivo di 17,2 milioni di euro. Le indagini, avviate nel 2021 e partite dalle province di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza, si sono estese ben oltre i confini del Veneto, toccando anche le province di Rovigo, Treviso, Venezia, Vicenza, Ascoli Piceno, Brescia, L’Aquila, Macerata, Mantova, Perugia, Teramo, Rieti e Torino.

Il sistema della frode.

Secondo quanto emerso, il meccanismo fraudolento si basava su due modalità principali.
La prima prevedeva il frazionamento artificioso di un’unica azienda agricola padovana in dodici società “di comodo” dislocate in diverse regioni, così da aggirare il limite imposto dalla Politica Agricola Comune (Pac), che fissa in 500 mila euro l’anno il tetto massimo dei contributi spettanti a ogni azienda.

La seconda strategia, invece, riguardava la simulazione di attività di pascolo. Attraverso una rete di imprese compiacenti, i due presunti ideatori della frode – entrambi imprenditori padovani – fornivano terreni, stalle, capi di bestiame, pastori e documentazione veterinaria fittizia, consentendo ai complici di incassare contributi senza svolgere alcuna reale attività agricola. In pratica, le aziende risultavano formalmente operative, ma in realtà il pascolamento era gestito dagli stessi organizzatori, in violazione del divieto di pascolamento per conto terzi in vigore dal 2015.

Il maxi sequestro e i danni all’erario.

Accogliendo la richiesta della Procura Europea, il Gip del Tribunale di Padova ha disposto il sequestro preventivo del profitto del reato, pari a 17,2 milioni di euro, oltre al blocco di titoli di pagamento per altri 4 milioni, notificato all’Agea (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura). Gli imprenditori coinvolti sono stati anche segnalati alla Procura regionale della Corte dei Conti del Veneto per un danno erariale stimato in 32,1 milioni di euro, conseguente alle condotte fraudolente accertate.

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