Università e mobilità studentesca: gli studenti obbligati a restare a Verona.
La mobilità studentesca è un fenomeno che caratterizza il sistema delle Università italiane, con migliaia di studenti che ogni anno si trasferiscono in città diverse per frequentare l’ateneo prescelto. Ma non tutti i trasferimenti avvengono per necessità: molti studenti scelgono di spostarsi nonostante abbiano opzioni accademiche disponibili vicino casa.
Fuori sede: necessità o scelta.
Secondo i dati riportati su Il Sole 24Ore relativi all’anno accademico 2021/22, tra i circa 334 mila immatricolati in un’università che si trova a meno di 90 minuti dalla propria residenza, solo il 7,5% si è trasferito per necessità, mentre il restante 92,5% ha fatto una scelta volontaria. Il concetto di studente fuori sede non è uniforme: alcuni si spostano perché nella loro zona non esistono corsi di laurea adeguati, mentre altri optano per un’università distante anche quando avrebbero alternative vicine.
Verona nel contesto della mobilità studentesca.
L’Università di Verona accoglie una percentuale relativamente bassa di studenti fuori sede rispetto ad altri atenei del Nord Italia. Il 21,7% degli iscritti all’università veronese proviene da fuori città, un valore inferiore rispetto ad Agrigento (78,8%) ma superiore a Padova (7,6%). A confronto, altre province venete come Vicenza (19,5%) e Venezia (17,5%) presentano dati simili.
Il flusso di studenti dal Sud al Nord.
Negli ultimi dieci anni, le università del Mezzogiorno hanno subito una perdita significativa di iscritti: -23,8% nelle regioni del Sud continentale e -28,1% nelle isole. Al contrario, gli atenei del Nord-Ovest hanno registrato un aumento del 10,1%, mentre quelli del Nord-Est, compresa Verona, hanno visto una crescita più contenuta (+4,2%). Questo spostamento di studenti impatta non solo sul sistema universitario, ma anche sull’economia delle città coinvolte.
I “fuori sede”.
Attualmente, il numero di studenti fuori sede viene calcolato in base alla provincia di residenza, portando la stima a circa 800 mila unità (51,2% degli iscritti). Ma un criterio basato sui tempi di viaggio (es. 90 minuti con mezzi pubblici o privati) riduce questo numero a circa 334 mila.
