A Verona cresce la domanda di aiuto per le vittime di reato

Comune di Verona e Rete Dafne uniti per le vittime di reato: il bilancio del primo semestre 2025.

Verona conferma il suo impegno a fianco delle vittime di reato: nei primi sei mesi del 2025, sono state 25 le persone. Tra questi 20 donne e 5 uomini, che si sono rivolti alla Rete Dafne Verona, un servizio che offre supporto gratuito, riservato e specializzato a chi ha subito un reato, prima, durante e dopo il processo.

Il bilancio, reso noto dal Comune di Verona, mostra come la domanda di assistenza psicologica stia crescendo in modo significativo: da gennaio sono stati effettuati 82 colloqui con professionisti. Un dato che evidenzia non solo l’efficacia del servizio, ma anche la crescente consapevolezza dei cittadini sui propri diritti e sulla possibilità di ricevere aiuto.

Il progetto nasce da una convenzione tra il Comune, l’associazione Scaligera Assistenza Vittime di Reato Odv, enti del terzo settore e istituzioni del territorio. L’obiettivo è garantire tutela e accompagnamento alle vittime, un impegno che passa anche attraverso il Tavolo di Giustizia Riparativa e iniziative di sensibilizzazione.

Tra i nuovi utenti seguiti, 17 sono cittadini italiani, mentre 8 provengono da Brasile, Moldavia, Ucraina, Perù, Marocco e Sri Lanka. Le fasce d’età più rappresentate sono gli over 60 e le persone tra i 50 e i 60 anni, a conferma di una domanda crescente anche da parte della popolazione più adulta.

Le richieste di aiuto riguardano soprattutto informazioni sui diritti in ambito penale (16 casi) e sostegno psicologico (14 casi). La maggior parte dei reati segnalati sono contro la persona come minacce, lesioni personali e violenza sessuale, ma non mancano truffe e reati contro la famiglia. In tre casi, pur non essendo stati configurati reati veri e propri, la Rete Dafne ha comunque offerto ascolto e orientamento, in sinergia con i servizi sociali.

Importante anche la collaborazione con le realtà del territorio: dieci persone sono state indirizzate dai presidi sociosanitari, otto hanno scoperto il servizio grazie al materiale informativo, cinque tramite passaparola e due su segnalazione delle Forze dell’Ordine.

Infine, l’attività si è estesa anche fuori dal capoluogo: quattro persone sono state accolte negli sportelli decentrati di San Martino Buon Albergo e Cerea, dove hanno ricevuto supporto legale e psicologico.