“Ha fallito Verona, non Eataly”: l’affondo dell’associazione Barbieri

L’associazione Barbieri accusa il Comune dopo la chiusura alla ghiacciaia: “Ha fallito Verona, non Eataly”.

La recente chiusura di Eataly alla Ghiacciaia di Verona continua a far discutere, e ora arriva un duro commento da parte dell’associazione Giuseppe Barbieri, che non usa mezzi termini: “Ha fallito Verona, non Eataly!”.

Secondo l’associazione, il ritiro del colosso enogastronomico non è da considerarsi un episodio isolato, ma il sintomo evidente di una crisi più profonda nel modello di sviluppo urbano della città. “Quando un gigante abbandona, non è un caso. Non è un campanello d’allarme ma una sirena a tutto volume“, si legge nel comunicato.

La chiusura, per l’associazione, è il risultato di un’impostazione progettuale fragile e scollegata da una strategia complessiva: “Non basta inaugurare spazi suggestivi, tagliare nastri e promettere grandi numeri: senza una strategia chiara, senza infrastrutture adeguate e senza un’idea solida di città, ogni investimento – anche il più promettente – è destinato a franare“.

La nota invita a riflettere anche sulle future destinazioni dell’ex sede Eataly: “La scelta di Eataly di abbandonare la Ghiacciaia di Verona a causa delle pesanti perdite economiche impone una riflessione concreta su qualsiasi nuova ipotesi d’uso di quello spazio, dal Polo Culturale, al Museo del Vino fino al Museo dello Sport Veronese“.

Secondo l’associazione, ogni iniziativa deve poggiare su basi reali e su un’accurata analisi strategica: “Chi sono i potenziali visitatori, cosa cercano, cosa li spinge a preferire una proposta rispetto a un’altra? Oggi più di ieri è indispensabile valutare elementi come la posizione, la facilità d’accesso, la qualità e l’unicità dell’esperienza – anche in ottica di condivisione digitale”.

Ma non solo. Le responsabilità della pubblica amministrazione vengono messe al centro: “Fondamentali sono i servizi e le infrastrutture che la pubblica amministrazione può e deve garantire: collegamenti efficaci, parcheggi, percorsi pedonali sicuri, contesto urbano vivo e integrato con la città. Senza questi presupposti ogni progetto rimarrà una cattedrale nel deserto: esteticamente valida, magari ambiziosa come Eataly, ma isolata, poco frequentata e destinata a fallire.”

Il comunicato si chiude con un appello a cambiare visione, prendendo le distanze da logiche estemporanee e poco ragionate: “Serve un cambio di paradigma. È indispensabile che ogni nuova iniziativa sia parte di una visione più ampia e strategica per l’espansione della città di Verona.”

E ancora, un monito contro le proposte definite “di pancia”: “Oppure possiamo continuare a sparare idee per far notizia: da un Luna Park tipo Las Vegas all’Oktoberfest per i turisti tedeschi del Lago di Garda”.

Infine, l’invito a riportare metodo e realismo nella pianificazione cittadina: “Abbiamo sprecato anni e reso una location bellissima un fallimento. Prima di lanciare l’ennesima iniziativa, è meglio effettuare un’analisi reale, mettere a terra una visione di lungo periodo, consultare i clienti e cittadini, considerare le infrastrutture… teoria e metodo contro istinto e idee di pancia“.