Verona è la sede del nuovo Centro per la Giustizia Riparativa: il Comune firma il protocollo con il Ministero.
Verona avrà il suo Centro per la Giustizia Riparativa: la Giunta comunale ha approvato l’adesione al Protocollo d’intesa con il Ministero della Giustizia e con la Conferenza locale. Questo, per formalizzare un impegno che la città porta avanti da tempo con il Tavolo della Giustizia Riparativa.
Il nuovo Centro sarà uno dei tre attivati nel distretto della Corte d’Appello di Venezia e diventerà un punto di riferimento per cittadini, vittime e persone coinvolte in procedimenti giudiziari.
“Siamo soddisfatti che Verona sia stata individuata come sede – ha dichiarato l’assessora alla sicurezza Stefania Zivelonghi –. È un passo avanti verso una giustizia che non guarda solo alla punizione, ma anche al recupero e alla responsabilizzazione”.
Come funzionerà il Centro.
Il Comune coordinerà le attività in collaborazione con Tribunale, Camera Penale, Ufficio di Esecuzione Penale Esterna e realtà del Terzo Settore. La gestione sarà affidata a un ente accreditato e i costi coperti interamente dal Fondo nazionale per la giustizia riparativa, che stanzia 4,4 milioni di euro all’anno. Attualmente in Italia sono attivi 34 centri in 29 Comuni, 4 Regioni e una Provincia.
Giustizia riparativa: di cosa si tratta.
La giustizia riparativa è un approccio che coinvolge vittime, autori di reato e comunità per ricostruire i legami spezzati dal crimine. Al centro c’è il dialogo, facilitato da mediatori, in cui chi ha subito un danno può raccontare la propria esperienza e chi l’ha causato può assumersi responsabilità. Non sostituisce il processo penale, ma lo integra, offrendo percorsi volontari che mirano al reinserimento sociale e alla riparazione del danno.
Il progetto “Tra Zenit e Nadir”.
Nel frattempo a Verona è già in corso un’esperienza positiva di giustizia riparativa. Si tratta del progetto “Tra Zenit e Nadir”, rivolto a minorenni e neomaggiorenni segnalati per reati o atti devianti, in particolare ex appartenenti alla banda giovanile Qbr. Alcuni di loro, seguiti dal Don Calabria per il Sociale Ets, hanno iniziato tirocini retribuiti, trovato un lavoro stabile o completato gli studi con successo.
