Quando si parla di trend che stanno dominando lo scenario dell’estetica negli ultimi anni, non si può non menzionare la skincare coreana. Soprattutto grazie ai social e alla Generazione Z con TikTok in particolare, in poco tempo la sua fama è diventata globale.
La prima cosa da dire è che i principi sui quali si basa sono efficaci e, a dimostrazione di ciò, è possibile citare l’alto numero di brand cosmetici premium che si basano su quello che è un metodo unico al mondo (per approfondire nomi e tipologie di prodotti, puoi dare un’occhiata a questa selezione di creme coreane online al miglior prezzo).
Nonostante l’oggettiva fama che la circonda, la skincare coreana è ancora protagonista di svariati falsi miti. Vediamo quali sono i principali nelle prossime righe (e sfatiamoli una volta per tutte).
Servono davvero 10 step?
Uno degli aspetti che più ha contribuito alla fama mondiale della skincare coreana è il suo essere, di base, un rituale complesso, caratterizzato dalla presenza di ben 10 step.
Servono davvero tutti? Assolutamente no! Essenziale è sempre ragionare in ottica di personalizzazione. Ogni pelle è unica, ha una sua storia e richiede un approccio specifico.
Da non dimenticare è poi il fattore tempo. Nel momento in cui gli impegni sull’agenda sono tanti e le lancette dell’orologio corrono, il rischio, trovandosi davanti a una skincare complessa, è quello di demordere e di non occuparsi per nulla del benessere della pelle.
La skincare coreana è solo per la cute degli asiatici
Proseguendo con l’elenco dei falsi miti che ruotano attorno alla skincare coreana, non si può non citare il pensiero, errato, che considera questo approccio alla cura della pelle come adatto unicamente alla cura della cute tipica delle popolazioni dei Paesi asiatici.
La scelta dei prodotti è davvero molto ampia e, non dimentichiamo, che anche le popolazioni asiatiche vanno incontro a problematiche diffuse nei Paesi occidentali, come per esempio l’acne.
A fare la differenza rispetto agli altri metodi di skincare è soprattutto la qualità degli ingredienti. Nel caso appena menzionato, tra i più efficaci e utilizzati troviamo la camomilla, la centella asiatica, l’olio di melaleuca.
I cosmetici di skincare coreana non sono sicuri
Altro luogo comune che non ha fondamento! Per smontarlo, basta rammentare il fatto che, nel momento in cui viene autorizzata la loro commercializzazione in Italia, vuol dire che hanno passato una serie di test di conformità che sono tra i più severi al mondo.
Certo, alla base deve esserci l’attenzione alla scelta dei negozi giusti per l’acquisto. Va benissimo la farmacia, sia fisica sia online – per avere tutte le certezze in merito alla conformità di quest’ultima, è necessario guardare in fondo alle pagine e vedere se è presente il bollino della croce con contorni verdi su sfondo bianco – ma anche le profumerie specializzate.
Se si acquista online in contesti diversi dalla e-farmacia, è bene controllare che il brand abbia una Partita IVA italiana o europea e dare un’occhiata alle recensioni presenti sul web.
Ottenere l’effetto glass skin unge la pelle
Un altro fattore dietro al successo della skincare coreana è l’effetto glass skin. Premettendo il fatto che può piacere o non piacere, è bene rammentare il fatto che non è sinonimo di pelle unta.
Non si ha infatti a che fare con un eccesso di sebo, ma con una condizione in cui la pelle, grazie a una routine specifica, appare liscia, luminosa, nutrita in profondità.
Tra gli step base per ottenere questo risultato troviamo la doppia detersione, una delle più grandi innovazioni che la skincare dei Paesi occidentali ha mutuato dalla Corea, e il ricorso a esfolianti e peeling chimici.
Da non dimenticare, infine, è il ricorso alla vaporizzazione e a sieri con efficacia illuminante.
