“Voglio morire a casa mia”: oncologico ha il via libera dalla Svizzera, non dal Veneto

Suicidio assistito: ottiene il via libera dalla Svizzera, ma lotta per morire a casa sua in Veneto.

Roberto, un paziente oncologico veneto di 67 anni, ha ottenuto il “semaforo verde” per accedere al suicidio assistito in Svizzera. Ma il suo obiettivo primario resta quello di poter porre fine alle proprie sofferenze in Italia, nella sua casa in Veneto. Assistito dall’Associazione Luca Coscioni, Roberto ha riaperto il confronto con la sua Asl per la verifica dei requisiti necessari, a seguito di un “peggioramento delle sue condizioni di salute”.

La malattia e il primo diniego.

Roberto è affetto dal 2006 da un glioma diffuso, un tumore cerebrale aggressivo. “Negli ultimi anni, la malattia ha causato crisi epilettiche quotidiane e, nelle scorse settimane, un rapido deterioramento cognitivo e difficoltà motorie con cadute frequenti – spiega l’associazione nella nota -. La prognosi è infausta e non esistono terapie disponibili”.

La sua richiesta di accesso al suicidio assistito in Italia, presentata a ottobre 2024, aveva ricevuto un diniego dalla Asl a maggio 2025. Il motivo era la mancanza di uno dei quattro requisiti stabiliti dalla Corte: la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale”.

La battaglia per la dignità.

Di fronte al peggioramento clinico e al rischio di una rapida perdita delle funzioni cognitive, Roberto ha deciso di rilanciare la sua battaglia legale, parallelamente all’ottenimento del via libera per la clinica vicina a Zurigo.

«Si è acceso per me il semaforo verde vicino a Zurigo. Voglio, però, ottenerlo anche qui. Voglio andarmene sereno in casa mia», ha dichiarato Roberto. «Mi batterò in ogni modo per ottenere il via libera. Per me e per tutti quelli che legittimamente vogliono andarsene nel rispetto per sé stessi ponendo fine alla propria sofferenza, senza rinunciare all’autonomia e alla dignità».