Allarme rosso sanità Verona: “Bando medici di base fallimentare, futuro incerto per l’assistenza”.
Verona, medici di base introvabili: il primo bando regionale del 2025 per il loro reclutamento, si chiude con numeri allarmanti. A fronte di 354 posti vacanti nel veronese, le domande ricevute sono appena 35. I dati ufficiali sono stati resi noti da Azienda Zero il 13 maggio, al termine delle selezioni avviate il 4 aprile.
Le candidature provengono da sei medici già titolari che hanno chiesto il trasferimento, sei iscritti in graduatoria regionale, un solo diplomato della scuola di specializzazione e 22 corsisti in formazione (di cui 10 al primo anno, 10 al secondo e due al terzo).
Il bando.
Il bando prevedeva l’ingresso nelle nuove Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), strutture che dovranno garantire assistenza dalle 8 alle 20 nei giorni feriali e, dove possibile, anche h24, con il coinvolgimento delle future Case di Comunità. L’obbligo di adesione a questo modello, però, non sembra aver incentivato la partecipazione.
“La professione di medico di base va resa più attrattiva”, commenta Adriano Filice, segretario generale dello Spi Cgil di Verona. Filice esprime perplessità anche sulle Aft: “La Regione si affida a questo nuovo modello dopo il fallimento della medicina aggregata, mai realmente sviluppata. Le attuali aggregazioni si limitano spesso alla condivisione di una segreteria, ben lontane da veri team multiprofessionali”.
Nel frattempo, la situazione nei quattro distretti dell’Ulss 9 Scaligera resta critica: sono 114 gli incarichi vacanti nel Distretto 1 (Verona città e cintura), 66 nell’Est Veronese, 69 nella Pianura e 105 nell’Ovest e sul Lago di Garda. A questi si aggiungono sei incarichi per l’emergenza sanitaria territoriale, per i quali il bando è andato completamente deserto.
“Servirebbe una rete di assistenza di prossimità, oggi ancora lontana – conclude Filice –. La scarsa capillarità dei servizi costringe molti anziani, spesso con patologie croniche, a spostamenti complicati anche solo per una ricetta, intasando i pronto soccorso e negando loro un’assistenza adeguata”.
