Liste d’attesa, Bigon accusa Lanzarin: “I dati sono incompleti, è un gioco delle tre carte”.
Sulle liste d’attesa in Veneto scoppia di nuovo la polemica: a sollevare le critiche è Anna Maria Bigon che punta il dito contro l’assessora Manuela Lanzarin.
Secondo Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico e vicepresidente della commissione sanità, i numeri illustrati in commissione dall’assessora non restituirebbero un quadro realistico della situazione. “Sulle liste d’attesa l’assessora Lanzarin prosegue con il gioco delle tre carte. Infatti i dati portati in commissione sono del tutto parziali, utili a far vedere uno scenario fintamente positivo”, attacca Bigon.
Nel mirino ci sono soprattutto le informazioni fornite sulle prime visite. “È stato dato conto solo dei riferimenti alle prime visite. Infatti, nel 2022 vengono indicate prescrizioni per un numero di 4.121.064 mentre, nella relazione socio-sanitaria di quell’anno, il totale era di circa 29 milioni”, sottolinea la consigliera dem, evidenziando come manchi “qualsiasi riferimento alle visite di controllo, in particolare per patologie croniche o oncologiche“.
“Parliamo delle visite di controllo per malattie oncologiche o malattie croniche che, secondo la legge, dovrebbe essere lo stesso specialista a fissare. Cosa che spesso non avviene, costringendo l’ammalato ad andare dal medico di famiglia per farsi fare l’impegnativa e poi chiamare il Cup per poter prenotare una visita”, denuncia ancora Bigon.
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La consigliera evidenzia anche la mancanza di dati aggiornati: “Malgrado le ripetute richieste di accesso agli atti, mancano i dati per il 2023 e 2024”.
Secondo Bigon, inoltre, la lista d’attesa reale non verrebbe nemmeno registrata per intero: “Il Cup spesso non prende i dati del richiedente invitandolo a richiamare più avanti perché le agende sono chiuse. Se gli sportelli di aiuto ai cittadini stanno aumentando non è per caso: si dovrebbe mettere fine a questo infinito gioco che sfalsa la realtà”, avverte.
Infine, la consigliera Pd lancia un affondo anche sul capitolo risorse: “I soldi destinati ai privati convenzionati sono circa il 50% delle risorse investite, senza tenere conto del bisogno che hanno le retribuzioni dei medici ospedalieri di essere integrate anche a mezzo di visite intramoenia”.
