Gli esami su Moussa: quel giorno non aveva assunto alcol o droghe

Moussa Diarra quella mattina non aveva assunto alcol o droghe: il Comitato davanti alla stazione di Verona Porta Nuova chiede verità.

Le analisi tossicologiche sul corpo di Moussa Diarra, il 26enne maliano ucciso a colpi di pistola da un agente della Polfer davanti alla stazione di Verona Porta Nuova lo scorso 20 ottobre, “non hanno rilevato tracce di stupefacenti o alcol”. Rimane ancora da accertare la presenza e l’eventuale dosaggio di farmaci che il giovane potrebbe aver assunto.

Ieri mattina il comitato “Verità e giustizia per Moussa Diarra” si è nuovamente radunato davanti alla stazione per chiedere chiarezza sulla vicenda. Era presente anche il fratello di Moussa. Gli attivisti hanno ribadito la necessità di trasparenza, sollecitando l’inclusione di un perito di parte, insieme agli avvocati del fratello della vittima, nell’analisi delle immagini delle telecamere da parte della polizia scientifica.

Le precisazioni della Procura.

Intanto giovedì il Procuratore di Verona, Raffaele Tito, aveva fornito un aggiornamento sulle registrazioni video. Precisando che tre telecamere esterne erano operative quella mattina, e che le immagini sono al vaglio degli investigatori. Due di queste avrebbero catturato, se pur posizionate relativamente lontano e lateralmente rispetto al luogo del fatto, il momento degli spari e la caduta a terra di Moussa.

Il caso Paolo Scaroni.

Il comitato per Moussa ha poi ricordato il caso di Paolo Scaroni, che il 24 settembre del 2005 con un altro migliaio di tifosi bresciani, si trovava alla stazione di Verona Porta Nuova, dopo la partita di calcio Hellas Verona – Brescia. “Una carica della polizia lo riduce in fin di vita e dopo 2 mesi di coma gli procura una invalidità del 100%”, hanno ricordato Diego Piccinelli, presidente dell’associazione di promozione sociale “I tifosi del Brescia 1911” e Umberto Gobbi di Radio Onda D’Urto. “Chi ha a cuore e chiede con forza verità e giustizia per Moussa non accetterà che, come per il caso di Paolo Scaroni, gli insabbiamenti e le manomissioni delle telecamere tentino di fermare l’accertamento della verità”.

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