Aptuit, l’ex ad patteggia 6 mesi per maltrattamento e uccisione di animali

Sperimentazione e maltrattamento animale: l’ex Ad di Aptuit condannato a sei mesi, rinviata la posizione della veterinaria.

L’ex ad di Aptuit è stato condannato a 6 mesi di reclusione con pena sospesa, per le accuse di “maltrattamento e uccisione non necessitata di animali“, riscontrate nello stabilimento di sperimentazione di Verona. Si è concluso quindi, con un patteggiamento, il procedimento a carico dell’ex amministratore delegato della multinazionale farmaceutica Aptuit (gruppo Evotec) al Tribunale di Verona.

Il processo prosegue invece per la veterinaria della stessa azienda, per la quale è stata rinviata al 19 maggio la valutazione del programma di messa alla prova (MAP). Entrambi gli imputati erano stati coinvolti a seguito delle gravi irregolarità emerse all’interno della struttura.

L’associazione LAV (Lega Anti Vivisezione), costituitasi parte civile nel procedimento e presente in aula, ha commentato l’esito del patteggiamento.

Seppur esigua la pena di 6 mesi, il dato da leggere concretamente è che c’è stata nei fatti un’ammissione di responsabilità di quanto avviene all’interno degli stabulari di Apuit. LAV non si fermerà affinché anche l’ultimo animale verrà liberato dalle violenze della vivisezione“, ha dichiarato Michela Kuan, biologa e responsabile scientifica dell’area ricerca senza animali di LAV.

Accuse.

Le accuse nascono da un quadro di “sofferenze inflitte e condizioni di detenzione non conformi alle norme riscontrate nello stabilimento”. Il caso era emerso in seguito al maxi-sequestro del 2022, che aveva portato alla liberazione di oltre 50 animali, tra cani e primati non umani.

Successivi accertamenti disposti dalla Procura della Repubblica di Verona avevano confermato le gravi irregolarità, culminando in un ulteriore sequestro di altri 9 beagle nel maggio 2025.

LAV ha ribadito in aula la sua presenza per rappresentare gli interessi degli animali vittime di sperimentazione e per sottolineare “l’importanza di una piena assunzione di responsabilità da parte di chi ha violato i requisiti minimi di legge e la dignità degli individui coinvolti”.