Il report realizzato con la Cgia di Mestre: Verona consolida la sua leadership nazionale nell’export agroalimentare.
Verona consolida la sua leadership nazionale nell’export agroalimentare, rafforzando il sorpasso su Cuneo e guardando al 2025 con cauto ottimismo. Lo certifica il 2° Report “Economia, agricoltura e agroalimentare” di Confagricoltura Verona, presentato alla Camera di Commercio e realizzato con l’Ufficio Studi Cgia di Mestre.
Nel 2024 l’export agroalimentare scaligero ha toccato i 4,57 miliardi di euro, pari al 7% del totale italiano e al 46% di quello veneto, con una crescita del 7,4% (contro il +5,6% di Cuneo, fermo a 4,41 miliardi). La Germania si conferma primo mercato di sbocco (27%), seguita da Francia e Regno Unito, mentre gli Stati Uniti pesano meno del 5%, limitando così l’impatto delle tensioni commerciali legate alla politica di Donald Trump.
Verona resta anche prima provincia veneta per valore aggiunto agricolo (1,3 miliardi, il 30% del totale regionale) e seconda in Italia dopo Bolzano. Trainano soprattutto il vino, con quasi 1,3 miliardi di esportazioni, e il comparto lattiero-caseario (+7,7%), mentre vanno male cereali (-33,4%) e carni (-1,6%).
Il 2024 ha visto un calo dei costi di produzione, ma i prezzi di energia e fertilizzanti restano ben superiori ai livelli pre-Covid, con il gas e l’elettricità più che raddoppiati rispetto al 2019. “Serve sganciare il costo dell’energia da quello del gas – avverte il presidente di Confagricoltura Verona Alberto De Togni – per valorizzare le rinnovabili e proteggere la redditività delle imprese”.
Le proiezioni per il 2025 parlano di una crescita del Pil agricolo veronese dell’1,2%, superiore alla media nazionale, ma le incognite restano: costi energetici, tassi di finanziamento elevati e la necessità di nuovi investimenti per sostenere competitività e produttività.
