Emergenza casa a Verona: “La Regione intervenga, servono fondi strutturali”

Emergenza casa, gli assessori di Verona, Vicenza e Padova alla Regione: “Subito un nuovo piano casa sociale”.

Un nuovo “piano casa sociale” in risposta all’emergenza casa e maggiori finanziamenti per i servizi socio-sanitari: sono queste le richieste che che i Comuni di Verona, Vicenza e Padova rivolgono alla Regione Veneto in vista dell’inizio dei lavori per la legge finanziaria regionale, chiedendo “risposte forti e sicure, soprattutto a fronte della difficile tenuta economica di moltissime famiglie. E in considerazione dei possibili tagli del Governo, pari a 200milioni di euro, ai Comuni e dell’importante aumento registrato nel corso del 2023 delle richieste di sostegno da parte dei cittadini in difficoltà, anche a seguito del carovita causato dall’inflazione”.  

“Mi sorprende che venga così sottovalutata l’importanza dell’abitare”, afferma l’assessora alle politiche sociali di Verona Luisa Ceni. “Viviamo un periodo in cui è difficilissimo l’accesso al credito, anche chi lavora fatica a trovare casa. Il tema è nazionale e non locale, ma le scelte di politica centrale condizionano l’operatività dei Comuni infierendo sui cittadini, col risultato che abbiamo sempre più persone per strada purtroppo.

Non riusciamo a comprendere il perché del taglio dei fondi governativi ai Comuni. Per quanto riguarda Verona, siamo a tassazione invariata e non possiamo far fronte a tutto. La coperta è sempre più corta e le richieste dei cittadini sempre più ampie. Il nostro compito di amministratori è quello di dare risposte, di risolvere i problemi ma non siamo messi nelle condizioni di farlo su questi temi. Se dobbiamo far fronte ai bisogni primari che prima di questo taglio in manovra erano già finanziati, purtroppo non riusciamo a sviluppare adeguatamente altre progettualità che abbiamo messo a punto e potrebbero avere un impatto positivo e virtuoso sul territorio comunale”. 

“Servono fondi strutturali e non sporadici”.

“Il confronto fra Vicenza, Padova e Verona rispetto alle problematiche dell’abitare e del sociale è costante e oggi ci siamo rivisti per definire alcune posizioni comuni che sottoponiamo alla Regione”, afferma l’assessore alle politiche sociali di Vicenza Matteo Tosetto. “Ci sono due grandi problemi: il forte aumento dell’emergenza abitativa e la notevole crescita delle persone che si rivolgono ai servizi sociali del Comune, con nuovi bisogni emersi soprattutto dopo il Covid. Due fenomeni che hanno mandato in crisi il sistema, nel primo caso per la mancanza di immobili da affittare sia pubblici sia privati, nel secondo per i fondi insufficienti. Ci troviamo nella situazione in cui non riusciamo a dare una risposta certa ai cittadini che ci chiedono aiuto”.

Non è possibile che siano solo i Comuni a farsi carico delle emergenze sociali delle nostre comunità. Per questo lanciamo un allarme: se il Governo dovesse tagliare i fondi agli enti locali come preannunciato e la Regione non mette mano ai finanziamenti per il sociale, per assicurare i servizi saremo costretti a trovare le risorse mancanti nei nostri bilanci, con la possibilità anche di dover tagliare altri importanti servizi pubblici comunali”.

“Abbiamo bisogno di fondi strutturali e non sporadici, di un referente al governo, di strumenti per far fronte agli affitti turistici, e chiediamo che ci venga lasciato quello 0.4% dei canoni erp che attualmente Comuni ed Ater versano alla Regione Veneto senza che sia vincolato alla casa, facendo di fatto cassa su una delle emergenze più drammatiche del momento”, sottolinea l’assessora alle politiche abitative ed edilizia residenziale del Comune di Padova Francesca Benciolini .  

L’emergenza.

Per quanto riguarda l’emergenza casa a Verona e in Veneto, si va dalla scarsa disponibilità di immobili privati concessi in locazione nel mercato libero fino alla carenza di finanzia menti specifici in merito alla ristrutturazione del patrimonio residenziale pubblico. Tra le criticità maggiori c’è il mancato rifinanziamento del fondo sociale affitti. Ad essere particolarmente penalizzate sono le persone con una procedura di sfratto e quanti arrivano in città per lavorare, come insegnanti, poliziotti, infermieri e studenti.

A Verona le case di proprietà comunale gestite da Agec (escluse quelle di proprietà Ater Verona) sono circa 3100 di cui circa 500 sfitte. Nel 2022 il fondo sostegno affitti a Verona è stato di 1.355.001 di euro, destinati al supporto di 1801 nuclei in locazione privata. Lo 0,4 % dei canoni di locazioni versati alla Regione è pari a circa 80mila euro. I provvedimenti di sfratto emessi nel 2022 sono 212, di cui 73 per fine locazione e 139 per morosità.  

Chiediamo alla Regione di non dover più versare lo 0,4% dei canoni di locazione degli immobili pubblici di proprietà comunale, pari a circa 400mila euro complessivi per Vicenza, Verona e Padova, che potrebbero essere invece utilizzati per finanziare lavori di manutenzione del patrimonio erp”, continuano gli assessori. “Da sottolineare che i 400mila euro che giungerebbero alla Regione non hanno una destinazione vincolata all’erp. A questo si aggiunge la richiesta di aumentare i finanziamenti regionali per gli interventi di riqualificazione del patrimonio pubblico da destinare alle famiglie in difficoltà”.  

Per quanto riguarda i servizi socio sanitari, la denuncia degli assessori è che i finanziamenti messi in campo non sono proporzionati alla crescente richiesta di sostegno. Quello che è cambiato, dopo il Covid, sono due fattori importanti: lo sviluppo di malessere psicologico e psichiatrico soprattutto nelle fasce giovani della popolazione e l’aumento dei prezzi dei servizi a causa dell’inflazione, cui non è conseguito un necessario aumento della copertura dei fondi in quota sanitaria. In particolare, gli assistenti sociali sono in difficoltà nel dare risposta ai minori in carico, da inserire in comunità educative, sia diurne che residenziali; alle famiglie che hanno un anziano da inserire in rsa o una persona con disabilità che ha bisogno di un centro diurno o una struttura residenziale; alle persone da inserire in comunità riabilitativa; alle donne vittime di violenza che hanno necessità di un posto in una casa rifugio.  

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