Veneto: “La rete Rsa veneta è in ginocchio, 10 mila in lista d’attesa e rette insostenibili”.
Le Rsa – Residenze Sanitarie Assistenziali – del Veneto stanno affrontando una crisi senza precedenti: “10 mila in lista d’attesa e rette insostenibili”. L’aumento delle rette, la carenza di posti e un sistema normativo fermo dopo l’annullamento del regolamento comunale, stanno mettendo in ginocchio la rete dell’assistenza alla non autosufficienza. “Famiglie e Comuni si ritrovano a sostenere da soli un peso economico e sociale sempre più difficile da gestire”.
La consigliera regionale del Partito Democratico, Anna Maria Bigon, lancia un appello alla Giunta: “Servono subito una riforma strutturale e nuovi investimenti. Non possiamo più rimandare”.
Eliminata la lungodegenza.
Bigon ricorda come “in passato una persona non autosufficiente e affetta da patologie gravi veniva accolta nei reparti di lungodegenza ospedaliera, un servizio gratuito e garantito. Oggi quei reparti sono stati eliminati e l’assistenza è stata di fatto scaricata sulle spalle delle famiglie e dei Comuni. Gli ospedali di comunità, realizzati solo in parte, non sono in grado di rispondere alla domanda crescente”.
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In 10 mila ad attendere.
Secondo i dati citati dalla consigliera, sono 32 mila le persone non autosufficienti ospitate nelle Rsa venete, mentre altre 10 mila attendono un posto, di cui 1.750 nella sola provincia di Verona. “La Regione – denuncia Bigon – invece di rafforzare il sistema, ha previsto appena 4 mila nuovi posti nei prossimi anni: è evidente che i conti non tornano. Il fondo regionale è stato incrementato di soli 20 milioni in tre anni, una cifra ridicola rispetto alla gravità della situazione”.
Rsa: “Piccoli ospedali”.
La permanenza media in Rsa è di 217 giorni, ma i pazienti necessitano di cure complesse e continue. “Le case di riposo sono ormai dei piccoli ospedali – sottolinea Bigon – ma senza strumenti, risorse e personale adeguati. Servono subito misure concrete, non annunci o interventi tampone”.
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Con l’invecchiamento della popolazione e il calo demografico, la consigliera dem avverte che il rischio di collasso del sistema è concreto. “È urgente e non più rinviabile una riforma delle Ipab, un piano di nuovi posti accreditati e un aumento significativo dei finanziamenti, sia per le strutture che per chi vi lavora. Questo è il momento di agire con serietà, responsabilità e visione. Noi siamo pronti a farlo”.
