Prosecco, piccola analisi di un successo commerciale senza pari

Il fascino del mondo del vino risiede sia nei sentori delle varie etichette, sia nella storia dietro ad esse, narrazioni di coraggio, impegno costante, capacità di seguire i propri sogni e di innovare.

A dimostrazione di come tutto ciò possa fare la differenza, troviamo case history come quella del Prosecco, la cui versione DOC, nel 2024, ha visto la vendita di ben 660 milioni di bottiglie a livello mondiale, il 7% in più rispetto al 2023 e un record fino a poco tempo fa impensabile per uno spumante italiano.

Versatile e ideale non solo per l’aperitivo, ma anche a tutto pasto – motivo per cui, soprattutto se si ama organizzare momenti di convivialità improvvisati con le persone care, è il caso di tenere sempre in casa qualche bottiglia di Prosecco di scorta, sfruttando l’ampia gamma di proposte di e-commerce verticali come il celebre Tannico – il re degli spumanti italiani ha visto crescere vertiginosamente i suoi numeri, in particolare negli ultimi dieci anni.

Quando si analizza il suo successo commerciale si chiamano in causa fattori come la bassa gradazione alcolica, che risponde a un trend salutista globale sempre più consistente. Vero, ma c’è molto di più.

Per capirlo bisogna andare più a fondo e citare le iniziative istituzionali, che hanno visto in prima linea la Regione Veneto, fortemente impegnata, ormai da tanto tempo, nel promuovere l’esportazione all’estero delle bottiglie.

A proposito dei loro numeri fuori dall’Italia non si può non menzionare quella che, da parte degli esperti, è stata definita una vera e propria “febbre del Prosecco” negli USA: nell’estate che ci siamo appena lasciati alle spalle, a seguito degli annunci relativi ai dazi sui prodotti UE, è partita una corsa ad accaparrarsi le bottiglie che ha portato a un aumento degli ordini dell’8% circa rispetto al medesimo periodo del 2024.

Tornando all’analisi del successo commerciale del Prosecco, doveroso è citare anche il ruolo dei piccoli produttori della zona del trevigiano e del veronese che, gettando il cuore oltre l’ostacolo e dimostrando una grande lungimiranza imprenditoriale, hanno unito le forze e sono riusciti a rendere concreto un approccio produttivo all’insegna della vera sostenibilità.

Pur con qualche difficoltà burocratica, l’epopea del Prosecco ha visto diverse tappe decisive, tra le quali è possibile citare il riconoscimento del marchio DOCG, che ha definitivamente incluso il vino fra i prodotti di altissima qualità, e quello della denominazione di origine controllata (DOC).

Quest’ultimo step ha portato, nel 2009, all’istituzione di una realtà di massima importanza come il Consorzio di Tutela del Prosecco DOC, un tassello prezioso nel percorso di protezione di un prodotto unico, che ai tempi, nonostante i numeri decisamente più bassi rispetto a quelli odierni, era già oggetto di numerose falsificazioni.

Tutto ciò ha permesso di trasformare il vino a cui negli anni ’60 è stata dedicata la prima strada enologica in Italia in un brand dall’immagine solida e nel simbolo di una garanzia di qualità a prescindere dalle logiche di marketing.

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