A Padova la camera ardente dei tre carabinieri morti nell’esplosione di Castel d’Azzano. Nel pomeriggio i funerali.
Oggi pomeriggio, venerdì 17 ottobre, a partire dalle 16, nella Basilica di Santa Giustina a Padova davanti alle principali cariche istituzionali dello Stato ci saranno i funerali dei tre carabinieri morti nella tragica esplosione di Castel d’Azzano: il luogotenente Marco Piffari, il brigadiere capo Valerio Daprà e il carabiniere scelto Davide Bernardello. Prevista la presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della premier Giorgia Meloni. Ci sarà anche il presidente della Camera, il veronese Lorenzo Fontana.
Nella serata di ieri intanto centinaia di persone sono sfilate silenziosamente alla camera ardente allestita a Padova, sotto il portico della della caserma del Comando provinciale dei carabinieri. Tra loro anche i colleghi feriti nella tragica esplosione, in lacrime. I tre feretri, giunti dall’ospedale di Borgo Roma avvolti nella bandiera tricolore, sono stati accolti dal picchetto d’onore. La camera ardente resterà aperta fino alle 14 di oggi. Nella serata di ieri a Castel d’Azzano una fiaccolata davanti al municipio ha voluto ricordare i tre militari morti.
L’indagine.
Ieri, Franco e Dino Ramponi, i due fratelli accusati insieme alla sorella Maria Luisa, attualmente ricoverata in terapia intensiva, di strage per l’esplosione del casolare di famiglia a Castel d’Azzano, davanti al gip del tribunale di Verona si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
L’interrogatorio di garanzia si è svolto nel carcere di Montorio. Il difensore di Dino Ramponi ha precisato come il suo assistito non si trovasse all’interno dell’abitazione al momento dell’esplosione: “Era nei campi a lavorare”. In silenzio anche l’altro fratello, Franco, mentre Maria Luisa, ancora ricoverata in terapia intensiva all’ospedale di Borgo Trento, sarà sentita quando le sue condizioni lo permetteranno.
L’accusa di strage.
Secondo il procuratore Raffaele Tito, gli indizi raccolti dagli inquirenti sarebbero inequivocabili: “C’erano le bombole di gas, c’erano le molotov e l’accendino è stato usato per fare esplodere tutto. Per uccidere”. L’esplosione, che ha ridotto in macerie il casale, sarebbe stata l’esito di una trappola premeditata. Pianificata per impedire lo sfratto esecutivo dell’immobile in cui i tre fratelli erano nati e cresciuti.
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