“Porta alla fame 64 famiglie”: la Fiom in piazza oggi per i licenziamenti Ammann

Sciopero e presidio Fiom alla Ammann di Bussolengo: “Difendere il Made in Italy e i posti di lavoro”.

La Fiom di Verona ha annunciato un presidio urgente oggi, martedì 27 maggio, dalle 11 alle 12, davanti alla sede di Ammann a Bussolengo. L’iniziativa mira a sollecitare un intervento immediato della Regione Veneto e la convocazione di un tavolo istituzionale, in un contesto di forte preoccupazione per 64 licenziamenti e la delocalizzazione della produzione.

L’azienda, secondo la Fiom, si rifiuta di “incontrare le parti in sedi ufficiali con la presenza delle istituzioni, proponendo invece appuntamenti in Confindustria senza l’Unità di Crisi, “solo per ribadire, senza alcun tipo di contraddittorio o di limite le proprie decisioni, in totale spregio delle consuetudini e, soprattutto delle istituzioni, siano esse la Provincia di Verona, la Regione Veneto e il governo italiano“. La posizione e le richieste della Fiom, “unica organizzazione sindacale presente presso lo stabilimento di Bussolengo”, e dei lavoratori e delle lavoratrici, vengono “completamente ignorate“.

Martino Braccioforte, segretario generale della Fiom di Verona, ha dichiarato: “Chiediamo l’immediato intervento politico della Regione Veneto e la convocazione urgente di un tavolo istituzionale da parte dell’assessore Mantovan per fermare questo processo di delocalizzazione selvaggia, deciso unicamente per aumentare la propria marginalità che porta ai 64 licenziamenti e alla fine della parte produttiva a Verona”.

Braccioforte ha sottolineato l’importanza di “difendere davvero il Made in Italy”, accusando la multinazionale di agire “senza il minimo rispetto delle procedure mentre porta alla distruzione un intero stabilimento e alla fame, per il momento, 64 famiglie, il tutto senza alcuna motivazione sensata e accettabile”.

La Fiom denuncia che l’azienda “rifugge il confronto” e “non vuole né ritirare né sospendere la procedura di licenziamento collettivo com’è stato proposto dalla Fiom”. L’obiettivo, secondo il sindacato, è “far passare nel silenzio e più velocemente possibile i termini per poter procedere coni licenziamenti”. Braccioforte ha espresso profonda preoccupazione per il futuro delle persone coinvolte: “Alla dirigenza, sia locale, che svizzera, non interessa minimamente il futuro di queste persone, delle loro famiglie e, forse, neppure il futuro e la tenuta dello stesso stabilimento di Bussolengo”.

La questione della tenuta dello stabilimento è centrale per la Fiom, che si chiede: “Come dovrebbe stare in piedi uno stabilimento produttivo senza produzione e senza magazzino?”. Secondo Braccioforte, è proprio per questo che l’azienda “non vogliono parlare con la Regione e hanno paura di quello che potrebbe essere loro imposto”. La chiusura dei due reparti in questione “significa iniziare a costruire una pietra tombale su questo stabilimento e sul futuro non solo di 64 ma di tutte e 157 le persone che vi lavorano e le loro famiglie”.

Non abbiamo più parole per descrivere quello che sta accadendo in questa realtà, ma continueremo a gridare e a farci sentire, insieme ai lavoratori e alle lavoratrici, anche se queste vertenze, in cui c’è di mezzo la vita delle persone, paiono non interessare più nessuno“, ha affermato Braccioforte. Egli ha poi sollevato un’ipotesi: “Forse perché vanno in contrasto con la narrazione mainstream del ‘va tutto bene, occupazione alle stelle e dell’economia in crescita’?”.

La realtà sul territorio, come evidenziato dal segretario Fiom, è ben diversa: “Purtroppo, sul nostro territorio non è questo quello che stiamo vivendo come sindacato e come lavoratori e lavoratrici del comparto metalmeccanico”. La Fiom è “preoccupata e arrabbiata per il presente e il futuro della Ammann” e confida nell’arrivo di “una convocazione da parte dell’Unità di Crisi della Regione entro la settimana, con la speranza che, almeno di fronte all’autorità dell’Assessora Mantovan, la dirigenza di Ammann non se ne esca con un ennesimo rifiuto al confronto“.