La battaglia del Green pass: chi spinge per il sì. A Verona ristoratori contrari

Si accende anche a Verona e in Veneto la battaglia per il Green pass.

“Siamo ristoratori, non controllori”. Promettono battaglia, con questo slogan, i 1500 soci dell’associazione Ristoratori del Veneto, nata proprio a Verona qualche settimana fa. La loro battaglia è contro l’ipotesi di green pass obbligatorio per poter accedere a determinati servizi e strutture, che sul modello francese qualcuno vorrebbe introdurre anche in Italia. Ipotesi alla quale il governo sta seriamente pensando per contrastare l’avanzata della variante delta.

“Aprire con il Green pass significa di fatto chiudere — ha spiegato a ripetizione Alessia Brescia, portavoce dell’associazione -. L’obbligo del Green pass per entrare nei locali farebbe ricadere su di noi l’onere del controllo e oltre a sottoporre gli imprenditori al rischio di stop forzati avrebbe un effetto devastante sul lavoro stesso”.

Della stessa idea anche Paolo Artelio, presidente di Fipe-Confcommercio Verona, secondo il quale va bene sostenere e incoraggiare la campagna vaccinale, ma non sulle spalle dei pubblici esercizi, “che hanno pagato più di ogni altro settore nei 16 mesi della pandemia, sia in termini di perdita di fatturati che in termini di posti di lavoro”.

Proprio ieri intanto il gruppo del Partito democratico a palazzo Ferro Fini ha invitato il governatore del Veneto Luca Zaia a portare la proposta alla conferenza delle Regioni: “Il Green pass sul modello francese è un atto concreto per tutelare la salute dei veneti e l’economia. Nessuno, allo stato attuale, vuole nuove restrizioni perciò chiediamo al presidente Zaia di essere coerente e chiedere la sua applicazione nella Conferenza Stato-Regioni. È una questione che va posta subito, perché ovviamente ci sono dei nodi da sciogliere a partire dalla privacy – recita la nota sottoscritta dai consiglieri regionali del Pd – per l’introduzione in Italia del Green pass ‘allargato’ sul modello francese al fine di accedere a locali e mezzi pubblici”.

“Non vogliamo andare in area gialla, ma i contagi crescono ed è indispensabile definire comportamenti che contengano il più possibile la diffusione del virus – sottolineano gli esponenti Dem – L’estensione del Green pass rappresenta un incentivo a vaccinarsi per gli indecisi perché, è bene dirlo, il rallentamento della campagna vaccinale non dipende soltanto dalla riduzione delle dosi disponibili”.

“Il Green pass, inoltre, è un antidoto indiretto contro il rischio di nuove chiusure che sarebbero devastanti per l’economia veneta – continua la nota del Pd – È evidente che nessuna Regione può andare in ordine sparso, servono iniziative coordinate come ha detto lo stesso Zaia. Per questo, invitiamo il presidente Zaia a mettere il tema al centro della prossima Conferenza Stato-Regioni – concludono i consiglieri regionali del Partito democratico – Non possiamo aspettare che i contagi continuino a moltiplicarsi”.

Lo stesso Zaia però ieri sull’argomento non ha voluto sbilanciarsi, anche se si è mostrato parecchio scettico, aggiungendo però che “con il Green pass per entrare in bar e ristoranti di fatto il vaccino diventerebbe obbligatorio. Ma in quel caso bisognerebbe mettere tutti nelle condizioni di potersi vaccinare, e al momento questo, per mancanza di disponibilità di vaccini, non è possibile”.

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