Sanità veneta in affanno: ancora 26mila cittadini in lista d’attesa

Sanità veneta al collasso: 26mila in attesa e “i cittadini rinunciano alle cure”. È allarme.

Le liste d’attesa nella sanità veneta continuano a preoccupare: sono ancora 26mila i cittadini in attesa di prestazioni mediche. Una situazione definita “non incoraggiante” dalla consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon, che torna a sollevare il tema dei ritardi e delle carenze nel sistema sanitario regionale.

Bigon attacca: “Sanità veneta in ritardo”.

“Lo scenario riguardante le liste d’attesa nella sanità regionale non è incoraggiante. I numeri riportati sulla stampa parlano di 26mila veneti ancora in attesa e dunque di un ritardo che non è stato assolutamente colmato. Col risultato che oltre il 7% dei cittadini della nostra regione rinuncia alle cure”, ha dichiarato Bigon, vicepresidente della commissione sanità in Consiglio regionale.

“Numeri ufficiali non veritieri”.

Secondo la consigliera i numeri ufficiali non rappresenterebbero la reale entità del problema: “La situazione è ben più grave. Sono stati infatti aperti tanti sportelli di volontariato a supporto di coloro che non riescono ad avere la visita nei tempi indicati nelle impegnative dal medico di famiglia. E questo perché molte persone ancora si sentono rispondere dalle Ulss che non c’è posto e di richiamare più avanti oppure che, dopo l’attesa dei tempi del preappuntamento, non vengono più richiamati: ma questa casistica finisce davvero nell’elenco delle liste d’attesa? La realtà è, quindi, che il numero di chi aspetta una visita è ben maggiore dei dati ufficiali”.

Bigon denuncia anche i tagli al CUP e la carenza di personale medico: “La formazione degli operatori e la loro organizzazione vanno sicuramente riviste: come è possibile che gli ambulatori negli ospedali spoke siano spesso vuoti quando ci si reca per una visita? Senza dimenticare i tantissimi concorsi con pochi partecipanti: significa che non sono sufficientemente attrattivi, oltre che insufficienti a colmare le carenze, visto che sono stati messi a bando 814 posti per medici, pur mancandone 3.500”.

Secondo Bigon, serve un cambio di passo: “Dobbiamo quindi investire molto di più ed organizzare in modo diverso, aumentando il numero dei medici nel servizio pubblico, ormai sulla via della fuga, dato che negli ultimi anni sono stati 8 mila i professionisti che hanno dato dimissioni volontarie”.