Emergenza casa, presidio a Roma. C’è anche Verona: “Dateci risposte”.
Emergenza casa, al presidio di oggi a Roma c’era anche Verona, rappresentata dall’assessora Luisa Ceni. L’assessora e colleghi di altre città italiane, si sono riuniti nella capitale per affrontare il problema dell’emergenza abitativa. Insieme, hanno elaborato 5 proposte concrete per spingere governo e parlamento a intervenire rapidamente e garantire a tutti il diritto di avere una casa.
Ecco le proposte che Verona e le altre città hanno presentato.
Legge per case popolari e sociali.
Una legge che permetta a tutti di accedere alle case popolari in modo uguale e che aumenti i fondi per ristrutturarle. Serve creare nuove organizzazioni che possano costruire e gestire abitazioni a prezzi accessibili.
Uso degli immobili vuoti.
Verona, insieme agli altri comuni, propone di poter ricevere immobili inutilizzati da enti pubblici per trasformarli in alloggi per famiglie in difficoltà o per studenti. Questo aiuterebbe a ridurre l’emergenza abitativa.
Aiuti per chi ha difficoltà con l’affitto.
È importante rifinanziare i fondi che aiutano chi non riesce a pagare l’affitto. Questi fondi servono a sostenere le famiglie che hanno perso il lavoro o hanno avuto problemi imprevisti.
Regole sugli affitti brevi per turisti
Verona è tra le città che chiedono una regolamentazione più severa per gli affitti brevi, che spesso rendono difficile trovare case disponibili per chi vive stabilmente in città.
Aiuti per chi è senza casa
Maggiori risorse per affrontare il problema dei senzatetto, con soluzioni concrete e durature per chi non ha un posto dove vivere.
Il commento dell’assessora di Verona, Luisa Ceni.
“È un problema dell’abitare generale – evidenzia l’assessora alle Politiche abitative –, che non riguarda una particolare tipologia di persone. In difficoltà sono lavoratori, studenti, nuclei familiari, cittadini con un reddito che non riescono a trovare casa in un mercato condizionato da una serie di problemi da risolvere, tra cui gli affitti turistici“.
“Per questo, per più di un anno, ci siamo fatti portavoce con un documento nel quale chiedevamo d’essere ascoltati da chi ha il potere di legiferare in materia, Parlamento e Governo, e non abbiamo ricevuto nessuna risposta”, conclude.