Il veronese Fontana dal Saval alla presidenza della Camera. Ma sulla sua elezione è bufera

Lorenzo Fontana è stato eletto alla presidenza della Camera dei deputati.

Il veronese Lorenzo Fontana è il nuovo presidente della Camera dei deputati, terza carica dello Stato italiano. Ce l’ha fatta alla quarta votazione. Un’elezione voluta con forza dalla Lega, dopo quella di Ignazio La Russa di FdI ieri al Senato. E in particolare voluta dal segretario leghista Matteo Salvini, che con questo strappo ha ricompattato il centrodestra. Ma la scelta di Fontana, da sempre personaggio che divide, scatena una raffica di critiche da parte delle opposizioni. L’elezione del deputato veronese, noto per le sue posizioni ultraconservatrici e ultracattoliche, alla presidenza della Camera, scatena infatti l’ira dei rappresentanti dell’opposizione, in Parlamento ma anche a Verona.

Alla Camera, prima del voto, è comparso uno striscione, subito fatto rimuovere dai commessi, esposto da alcuni rappresentanti del Pd con la scritta “No a un presidente omofobo e pro Putin”. La deputata veneta Rachele Scarpa non ha mezze misure: “Non ci rappresenta”. E anche a Verona gli ambienti progressisti ricordano le posizioni estremiste su molti temi del neo eletto presidente della Camera.

Dal Saval alla presidenza della Camera.

Cresciuto al Saval, Fontana muove i primi passi come consigliere della terza Circoscrizione (Borgo Milano, Borgo Nuovo, San Massimo, Chievo e Stadio). Consigliere comunale a Verona, nel 2009 Fontana viene eletto per la prima volta al Parlamento europeo. Rieletto nel 2014 si dimette nel 2018 scegliendo la Camera dei deputati. Dal 2016 è vicesegretario federale della Lega Nord. Nel 2018 viene eletto vicepresidente della Camera, e dal 1° giugno dello stesso anno al 10 luglio 2019 è ministro per la famiglia e le disabilità del governo Conte I. In seguito, fino al 5 settembre 2019 è ministro per gli Affari europei.

Ultraconservatore e vicinissimo ai tradizionalisti cattolici, filo putiniano, trumpiano, pro-life, Fontana è da sempre in prima fila contro l’aborto, le unioni civili, la cosiddetta teoria gender, il matrimonio tra omosessuali: un’attività culminata, tra le altre cose, nel discusso Congresso delle famiglie che si è tenuto proprio a Verona nel marzo del 2019.

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