Occupazione: a ottobre persi quasi 9mila posti di lavoro a Verona, 22mila in Veneto

Fotografia sull’occupazione in Veneto secondo la Bussola del mese di ottobre.

Frena il mercato del lavoro a Verona e in Veneto: il mese di ottobre si è chiuso con 22mila posizioni lavorative in meno, 8.622 delle quali a Verona. Negativa anche la percentuale di assunzioni rispetto a ottobre 2021: -3.8% in Veneto, -6.0% a Verona.

“I dati di ottobre sul mercato del lavoro in Veneto confermano le preoccupazioni registrate già nel mese precedente. I segnali di rallentamento sono evidenti dal saldo mensile negativo di 22.000 posizioni lavorative. Finite le attività stagionali legate a turismo e agricoltura, l’occupazione è scesa. Restano alcuni elementi positivi come l’aumento dei contratti a tempo indeterminato, a cui fanno da contraltare i licenziamenti economici, in crescita dopo lo sblocco dei licenziamenti del periodo covid”.

Così l’assessore regionale al lavoro Elena Donazzan commenta la fotografia sull’occupazione in Veneto relativa al mese di ottobre pubblicati oggi su La Bussola di Veneto Lavoro che indicano il saldo tra assunzioni e cessazioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, a tempo determinato e di apprendistato. Un saldo che risulta negativo per circa -22.000 posizioni lavorative, un risultato lievemente peggiore rispetto a quello dello scorso anno, quando i posti persi erano stati 20.000. In calo anche le assunzioni, complessivamente 49.400 nel mese (-4%).

I numeri delle province.

Il saldo mensile, condizionato dalla ciclicità stagionale del mercato del lavoro, è negativo in quasi tutte le province, con l’eccezione di Padova (+802) e Vicenza (+52). Quello euganeo è anche l’unico territorio che a ottobre, oltre a un saldo positivo, riporta anche una stabilità delle assunzioni, mentre nelle altre aree il volume di nuovi contratti è risultato inferiore rispetto a un anno fa. Nell’arco dell’intero 2022, invece, l’andamento è positivo ovunque tranne che a Belluno (-2.809). La crescita di posti di lavoro si concentra nelle province di Verona (+17.700) e Venezia (+13.100), territori caratterizzati da maggiori movimenti sul mercato del lavoro in virtù della loro vocazione turistica. Seguono Padova (+7.900), Vicenza (+5.150), Treviso (+5.100) e Rovigo (+2.800).

“Va detto che questo lieve peggioramento non peggiora l’andamento occupazionale del 2022 che resta però positivo rispetto a saldi e assunzioni – sottolinea Donazzan –infatti il saldo dei primi dieci mesi dell’anno è positivo con più 48.926 posizioni lavorative e le assunzioni, complessivamente 538.718, crescono del 16 per cento, con volumi superiori anche a quelli del 2019 per tutte le categorie di lavoratori”.

Da inizio anno mezzo milione di cessazioni.

Le cessazioni di rapporti di lavoro ammontano complessivamente a 71.369 nel mese e 490 mila da inizio anno. La causa più comune di conclusione del rapporto di lavoro è la scadenza dei termini previsti dal contratto, che interessa circa la metà delle cessazioni, seguita dalle dimissioni (35%), in attenuazione nell’ultimo mese, e dai licenziamenti, che pesano appena per il 6% sul totale delle cessazioni. Quelli per motivi economici sono cresciuti del 63% rispetto al 2021, quando però ancora vigeva il divieto di licenziamento introdotto per attenuare le conseguenze occupazionali della pandemia.

“Preoccupa l’agricoltura”.

“Tra i settori che ci preoccupano c’è indubbiamente quello dell’agricoltura dove la flessione delle assunzioni si sta protraendo da oltre un anno – indica ancora l’assessore regionale al lavoro del Veneto -. Incoraggiante invece la tenuta del manifatturiero, con l’industria che, nel suo complesso, fa segnare un saldo positivo per 19.700 posti di lavoro con settori come il made in Italy, la metalmeccanica e il settore chimico e farmaceutico in netta crescita”.

Infine, si registra un leggero aumento dei disoccupati iscritti negli elenchi dei Centri per l’impiego del Veneto complessivamente 306.000. I nuovi ingressi in disoccupazione nei primi dieci mesi del 2022 sono stati 113.000, a conferma di una rinnovata dinamicità dei movimenti sul mercato del lavoro regionale.

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