Allarme superbonus: “Situazione esplosiva, a Verona 2.800 lavoratori a rischio”

Superbonus, l’allarme di Confartigianato Verona.

I crediti del superbonus incagliati, in provincia di Verona, mettono a rischio circa 2.800 posti di lavoro del settore costruzioni. Mentre per il Veneto si parla di 14.000 posti di lavoro. E Roberto Iraci Sareri, presidente di Confartigianato Imprese Verona suona l’allarme: “Sui bonus edilizi ci giochiamo occupazione e futuro: il decreto del governo è un colpo durissimo all’economia e rischia di portare il Paese in recessione. In particolare, vanno messi rapidamente in campo interventi per sbloccare i crediti fiscali incagliati di imprese e famiglie”.

I numeri riguardano i posti di lavoro diretti nell’Edilizia, ma il conteggio totale delle posizioni che rischierebbero di dover fare i conti, a breve, con cassa integrazione e perdita del lavoro, potrebbero aumentare di molto, allargando lo sguardo anche all’indotto e alle altre categorie coinvolte nel “settore Casa”, come impianti, legno e metalmeccanica. Le stime sono dell’Ufficio Studi di Confartigianato Veneto, che ha elaborato una analisi sugli “Occupati a rischio nelle Mpi delle Costruzioni per inesigibilità dei crediti incagliati per i bonus edilizi”, su dati Istat e Mef.

La situazione del Veneto.

“Come Confartigianato – afferma il presidente regionale Roberto Boschetto –, nei giorni scorsi abbiamo portato le nostre istanze in audizione alla Commissione Finanze alla Camera, proponendo di aumentare la capacità di assorbimento dei crediti da parte del sistema creditizio, anche attraverso l’individuazione di un acquirente pubblico di ultima istanza, particolarmente necessario per i crediti di minore importo e di ampliare l’arco temporale di utilizzo dei crediti in compensazione. In assenza della necessaria capienza fiscale, le imprese che hanno nei cassetti fiscali i crediti perdono infatti una parte del credito loro spettante”.

“Abbiamo anche sollecitato al governo – aggiunge il presidente Iraci Sareri di Confartigianato Verona – il posticipo della data, fissata al 17 febbraio 2023, entro la quale è necessario aver presentato la Cila per poter mantenere la possibilità di cessione/sconto del credito. Per il limitato valore dei lavori di edilizia libera non assistiti da Cila, Confartigianato ha anche chiesto che sia consentito di autocertificare, da parte del contribuente, la data di avvio di tali lavori”.

La notizia positiva.

Una notizia parzialmente positiva è arrivata dall’Istat che, applicando le nuove regole Eurostat sui crediti ceduti, contabilizzati nell’anno in cui nascono e non negli anni in cui vengono rimborsati, ha sì fatto salire di circa 80 miliardi il deficit del triennio 2020-21-22, ma fa scendere quello di quest’anno e dei prossimi, aprendo un prezioso “tesoretto” per il governo Meloni da quantificare in aprile nell’ambito del Def. Una disponibilità che deve essere dedicata a risolvere il problema della liquidità delle imprese e delle famiglie, così da non vanificare lo sforzo che è stato fatto per spingere l’economia. L’Istat ha infatti certificato che è stata l’edilizia a trainare il Pil del 2021 e del 2022 (+20,7% e +10,2% il valore aggiunto delle costruzioni nei due anni). Settore che se messo nelle condizioni di operare può fornire un apporto determinante anche alla crescita del 2023.

“Rischio recessione”.

“Il rischio di recessione è alto – conclude Iraci Sareri –. Auspichiamo che le Forze Sociali e gli Enti Locali affianchino le Associazioni di Categoria nelle azioni di pressione nei confronti del governo affinché si superi il blocco e siano individuate soluzioni compatibili con la realtà economica delle imprese e con le difficoltà che stanno vivendo le famiglie. Le truffe, gli approfittatori, costano cari alla collettività e vanno contrastati e perseguiti, ma a farne le spese non possono essere migliaia di imprese oneste che hanno anticipato centinaia di migliaia di euro di lavori e materiali e, pur sane, rimangono con il cerino in mano, con il rischio di non poter più lavorare, assieme ai loro dipendenti”.

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