Ibis eremita, continua il viaggio: percorsi quasi 500 degli 800 km totali

Gli ibis eremita dovranno memorizzare la rotta per lo svernamento: si riparte giovedì, si spera in meteo stabile e correnti favorevoli.

Continua il viaggio dello stormo di uomini e uccelli della 15° Migrazione guidata dall’uomo degli ibis eremita: la seconda e terza tappa italiane filano via senza intoppi. Dopo essere partiti dall’Austria il 17 agosto scorso ed entrati con un ingresso movimentato in Italia a Collepietra (Bolzano), il Parco natura viva di Bussolengo fa sapere che le due mamme umane adottive a bordo di due ultraleggeri a motore hanno condotto fino a Lugo (Ravenna) i ventisei giovani esemplari, dopo una sosta di 48 ore a Montagnana (Padova).

Un volo senza interruzioni, con tutti gli ibis in formazione. Percorsi quasi 500 degli oltre 800 chilometri che separano lo stormo alla meta di Orbetello, adesso meritata pausa di due giorni per prepararsi all’altra grande sfida di quest’impresa. Dopo l’attraversamento delle Alpi, il passo degli Appenini condurrà gli uccelli a sfiorare i duemila metri di quota e saranno necessari meteo stabile e correnti ascensionali favorevoli per confermare la partenza prevista dalla tabella di marcia per giovedì 1 settembre. Dopo l’arrivo a Cavriglia (Arezzo), l’ultimo volo fino alla meta di Orbetello. Lì gli ibis sverneranno per poi poter tornare nel nord dell’Europa autonomamente in primavera. Questo l’obiettivo del progetto europeo LIFE “Northern Bald Ibis” per la reintroduzione in natura dei volatili.

L’equilibrio migratorio compromesso dalla persecuzione dell’uomo.

Gli ibis, tutti allevati dalle due mamme umane sin dalla schiusa e che in volo mostrano loro la rotta per lo svernamento fino a Orbetello, hanno la missione di memorizzare la via della migrazione per poi poterla percorrere in senso inverso all’alba della bella stagione prossima. Tornare in Austria, riprodursi e riportare a sud i giovani, ricostituendo l’originario equilibrio migratorio compromesso dalla persecuzione dell’uomo. Che in Europa ne ha provocato l’estinzione allo stato selvatico 4 secoli fa, e che oggi tenta di porvi rimedio.

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