Ambiente: l’incidenza degli impianti di riscaldamento su smog e Pm10

Dal 1°ottobre 2020 al 29 gennaio 2021 i valori di Pm10 registrati nel Comune di Verona non hanno mai superato la soglia di allerta.

Per la città infatti non sono mai scattate le allerte arancio e rossa, che invece sono state registrate negli inverni precedenti (due giorni nel 2019-2020; 11 giorni nel 2018-2019). A ciò si aggiungono le rilevazioni della centralina di Borgo Milano, che nel periodo dal 1° al 29 gennaio ha registrato solo 9 giornate in cui le Pm10 erano fuori limite. E’ il dato più basso degli ultimi anni, raffrontato allo stesso periodo, che dimostra il trend in miglioramento sulla qualità dell’aria. Un risultato che è frutto di una serie di interventi strutturali avviati dall’Amministrazione a partire dal 2018 e per i quali sono stati investiti circa 38 milioni di euro, distribuiti su progetti, incentivi e opere pubbliche del Comune e delle aziende partecipate. Di questi, 15 sono stati spesi da Agec per adeguare i propri immobili dal punto di vista del risparmio energetico.

 Tuttavia, la raccolta dei dati e il confronto con gli anni passati, dimostra anche che dopo essere intervenuti sul traffico veicolare per contenere la presenza delle polveri sottili nell’aria, adesso servono interventi strutturali anche per limitare le emissioni provocate dalla combustione di biomasse, che ancora molte famiglie utilizzano come mezzo di riscaldamento. Significativo il fatto che durante il lockdown, cioè con la circolazione veicolare dapprima quasi azzerata e successivamente molto diminuita, i valori di Pm10 registrati da Arpav non siano diminuiti come ci si sarebbe aspettati. A conferma di quanto gli impianti termici influiscano sull’inquinamento atmosferico.

 Per potenziare le azioni in tal senso, il Comune ha inviato una richiesta alla Regione evidenziando non solo gli interventi strutturali già avviati e che hanno prodotto risultati nel miglioramento della qualità dell’aria, ma anche l’importanza di ulteriori risorse per continuare in tale direzione.

 In particolare, per ridurre i livello di inquinamento da pm10, sarebbero necessari i controlli sulla combustione delle biomasse (generatori di calore, combustioni all’aperto); incentivi per il rinnovo degli impianti termici; incentivi per la conversione di auto da diesel/benzina a gpl; incentivi per l’acquisto di bici a pedalata assistita; incentivi per gli enti locali per la realizzazione di piste ciclabili; finanziamenti per il potenziamento di opere e mezzi per il trasporto pubblico di massa.

Ieri la giunta ha adottato il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima del Comune di Verona. Nel documento vengono elencati gli obiettivi per abbattere del 40 per cento il C02 entro il 2030 ma anche tutti gli interventi strutturali già avviati dal Comune insieme alle aziende partecipate Amia, Agsm e Agec per la riduzione dell’inquinamento da polveri sottili. Dal lavaggio delle strade al raddoppio delle ciclostazioni del Bike Sharing in tutti i quartieri; dall’ incremento delle piste ciclabili alla creazioni di nuove corsie ciclabili; il concorso e l’ app Muoversi; le limitazioni al traffico nelle zone 30; l’efficientamento dell’illuminazione pubblica con led; le nuove colonnine di ricarica per auto elettriche con progetto Electrify Verona; i controlli sugli impianti termici; le ordinanze per limitare l’uso di caldaie e vietare le combustioni all’aperto; le nuove piantumazioni; la donazione di 3 mila alberi ai cittadini con il progetto Ridiamo il sorriso alla Pianura Padana; le attività di educazione ambientale nelle scuole; il rinnovo della flotta autobus del trasporto locale che ha raggiunto livello di metanizzazione dell’81 per cento; il potenziamento del teleriscaldamento Agsm; il miglioramento delle performance energetiche degli edifici Agec; il Protocollo Aria; il progetto Looper, il Pums.

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