Spaccata al bar di San Bonifacio, la paura dei commercianti: “Facciamo fronte comune”

La proposta di Confcommercio dopo la spaccata al bar Keaton di San Bonifacio.

Prima la spaccata e poi il furto in due atti: è così che poco dopo le 5 dell’altra notte, a San Bonifacio, due uomini hanno seminato distruzione al Keaton coktail bar di via Vittorio Veneto. “Sono stanca! Chi mi aiuta a fare qualcosa?”: questo lo sfogo di Vittoria Posenato, da sei anni titolare dell’esercizio pubblico.

Sfogo al quale ha risposto Paolo Ambrosini, presidente della delegazione Confcommercio di San Bonifacio. “Il grido di dolore di Vittoria del bar Keaton di San Bonifacio lanciato dopo il furto con spaccata della vetrina subito in queste ore – sostiene Ambrosini – mi sollecita, come imprenditore e presidente di delegazione di Confcommercio San Bonifacio una riflessione: le imprese del terziario sono in tutti i nostri territori – e a San Bonifacio in particolare grazie alla sua posizione geografica – dei fattori di crescita e sviluppo, ma anche di presidio e di valorizzazione di un territorio. Negli anni San Bonifacio grazie alle imprese del terziario è cresciuto ed è diventato uno dei centri principali dell’est veronese, divenendo di fatto il più grande “centro commerciale naturale dell’est veronese”.

“La lezione dei nostri padri”.

“Tutto ciò – continua – è stato possibile grazie a quell’idea di comunità che i nostri padri hanno cercato di realizzare partendo dall’assunto che lo sviluppo delle singole imprese è possibile solo se c’è sviluppo e crescita del territorio nel quale esse operano; oggi purtroppo quell’assunto è fortemente messo in discussione dalla perdita dell’idea di bene comune e dal prevalere della ricerca dell’ affermazione di sé, con la conseguenza che molti oggi si sono ritirati nel proprio privato e che la cura del “giardino comune” è considerata un fatto dovuto e del quale devono rispondere le istituzioni”.

“A questa cultura, a questa idea pericolosa che porta, come la Storia ci ricorda, alla fine anche delle esperienze umane più solide – conclude Ambrosini – occorre cercare di contrapporre una proposta di valore che recuperando l’idea che la “coltivazione del giardino comune” è interesse di tutti, e che nello specifico lavorare per ridare serenità alle imprenditrici e agli imprenditori del nostro territorio che come Vittoria si sentono soli e abbandonati, è dovere prima ancora che delle istituzioni, nostro”.

Note sull'autore