L’eroe dimenticato: il paracadutista di Legnago ottiene quanto dovuto dopo 15 anni.
Dopo 15 anni di attesa, il paracadutista mutilato ottiene giustizia: il graduato aiutante GS, oggi in servizio al Reggimento Paracadutisti di Legnago, ha dovuto combattere una battaglia che nessun soldato dovrebbe affrontare: quella contro la burocrazia. Il Ministero della Difesa gli aveva riconosciuto lo status di vittima del dovere già nel 2014, ma solo a metà. Il vitalizio assegnato era di appena 258 euro, meno di quanto previsto per le vittime del terrorismo, nonostante la legge e la giurisprudenza dicano chiaramente che non ci debbano essere differenze.
La storia.
Ha indossato la divisa, ha saltato dagli aerei, ha varcato confini pericolosi per servire lo Stato in missioni in Afghanistan, Iraq, Libano e Kosovo. Poi, nel 2009, quando aveva 30 anni, un’esercitazione finita male gli ha cambiato la vita per sempre: un’esplosione lo ha privato di parte della mano sinistra, lasciandolo con ferite profonde, invalidità permanente e un vitalizio che per anni non ha rispecchiato né il sacrificio né i suoi diritti.
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Oggi, 15 anni dopo quell’incidente, arriva finalmente la svolta: il Tribunale di Verona ha stabilito che l’assegno mensile debba essere portato a 500 euro, come per chi ha subito attentati terroristici. Non solo: lo Stato dovrà versare anche gli arretrati, per un totale di circa 20mila euro.
“Per anni il Ministero ha ignorato un diritto che la Cassazione aveva già definito inequivocabile – commenta l’avvocato Ezio Bonanni, legale di G.S. e presidente dell’Osservatorio Vittime del Dovere – È assurdo che chi rischia la vita per il Paese debba vedersela anche con l’ostilità dell’Avvocatura dello Stato. Ma questa sentenza segna un precedente importante“.
Quello di G.S. non è un caso isolato: centinaia di militari riconosciuti come vittime del dovere continuano a ricevere assegni inferiori rispetto a quelli previsti per le vittime del terrorismo, nonostante i rischi affrontati siano spesso gli stessi.
“Per chi, come G.S., ha lasciato sul campo la propria integrità fisica – e parte della propria vita – non si tratta solo di soldi, ma di un principio: lo Stato deve ricordarsi di chi lo ha servito, anche quando la missione finisce”, sottolinea l’Ossevatorio.
L’Osservatorio Vittime del Dovere continua a seguire casi simili, offrendo tutela legale e sostegno a chi ha pagato un prezzo altissimo per la divisa che indossa. Una battaglia di giustizia che, a quanto pare, non è ancora finita. Per informazioni: www.vittime-del-dovere.it.