Coronavirus. Donazzan: “Forte incertezza occupazionale, ammortizzatori sociali da ripensare”

“I danni occupazionali subiti nella fase di lockdown non sembrano facilmente recuperabili a breve, ma conforta la constatazione che la flessione occupazionale si sia arrestata e che vi siano indizi di recupero.

donazzanRecupero500Ci attende un autunno di sfide difficili e di grande incertezza: ci scontreremo con difficoltà che potranno essere superate solo con un rafforzamento del capitale umano, ripensando gli ammortizzatori sociali e riducendo il costo del lavoro”. E’ quanto ha affermato l’assessore regionale al lavoro intervenendo a Monselice all’esecutivo seminariale di UILTEC Veneto e Venezia Centro-Orientale dedicato all’economia del Veneto al tempo del Covid-19.

Nel fare il punto sullo stato di salute dell’economia regionale, Donazzan ha citato i segnali positivi, che provengono dall’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro, in merito all’andamento occupazionale.

“I dati delle prime due settimane di Luglio confermano e accentuano i segnali positivi rilevati nei mesi di maggio e giugno, con un saldo positivo di più 21.400 posizioni di lavoro dipendente, valore superiore a quello registrato lo scorso anno – ha indicato l’assessore – La differenza con il 2019, tra mancate assunzioni e rapporti di lavoro cessati, resta tuttavia elevata e quantificabile in circa 56.100 posti di lavoro in meno, pari al 2% dell’occupazione dipendente complessiva in regione”.

“C’è stato, quindi, un piccolo recupero di posti di lavoro che denota una situazione fatta di picchi di lavoro discontinui, certo dovuti all’incertezza dell’economia mondiale a cui il Veneto è particolarmente collegato – ha aggiunto – Ma restano da valutare gli effetti del blocco dei licenziamenti e dell’estensione della cassa integrazione a buona parte della platea di lavoratori dipendenti, due provvedimenti che hanno contribuito a limitare il numero di cessazioni nel periodo di emergenza e che saranno probabilmente prorogati fino alla fine del 2020. Ma credo che gli ammortizzatori sociali, così come li abbiamo conosciuti, non siano più sostenibili. La Regione Veneto sta sollecitando il Governo, anche attraverso la Conferenza delle Regioni, per una revisione complessiva degli ammortizzatori sociali e per interventi alternativi di riduzione del costo del lavoro, unica strada per difendere la competitività delle aziende e la tenuta dei livelli occupazionali”.

Quanto ai dati dell’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro, i miglioramenti registrati negli ultimi due mesi sono dovuti principalmente alla ripresa delle assunzioni: se nel periodo di pieno lockdown, tra il 23 febbraio e il 3 maggio, erano state il 61% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a partire dal mese di maggio il differenziale negativo rispetto al 2019 si è progressivamente ridotto a -34% in maggio, -19% in giugno e -9% nei primi 12 giorni di luglio.

Le province più colpite si confermano quelle con una maggiore incidenza delle attività stagionali: a Venezia si è registrata da inizio anno una perdita di circa 24.500 posti di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre a Verona di circa 15.800. Calo più contenuto nelle altre province: -6.500 a Padova, -5.300 a Treviso, -4.400 a Vicenza, -2.800 a Belluno e -1.500 a Rovigo.

Il saldo di inizio Luglio risulta positivo in tutti i territori, ma generalmente più basso rispetto a quello fatto registrare nel 2019, ad eccezione di Venezia (+6.693 contro i +4.228 di dodici mesi prima) e Verona (+5.860 contro +5.159), contesti nei quali incide l’effetto ritardato dell’avvio della stagione estiva. Nelle altre province, a luglio, +2.087 a Padova, +2.079 a Vicenza, +2.048 a Treviso, + 1.585 a Belluno e +1.113 a Rovigo.

Il turismo rimane il settore più colpito dagli effetti della pandemia e da solo spiega quasi la metà della contrazione occupazionale complessiva, con una riduzione di circa 26.000 posti di lavoro. Con l’allentamento delle misure di lockdown e l’avvio della stagione estiva il trend si è invertito e tra il 4 maggio e il 12 luglio il saldo risulta positivo per 21.100 posizioni lavorative, un valore simile a quello dello scorso anno. Nessun settore è tuttavia riuscito a recuperare completamente la caduta di posizioni lavorative rispetto al 2019, se si escludono i servizi finanziari che presentano tuttavia volumi assolutamente marginali.

Recuperano invece le costruzioni (-500 il differenziale con lo scorso anno), mentre servizi di pulizia, commercio al dettaglio e l’insieme delle attività connesse al turismo, pur mostrando segnali positivi nella fase più recente, sono ancora lontane dal recuperare quanto perso durante il lockdown. In maggiore difficoltà restano il settore dei trasporti e del magazzinaggio (-4.500 posti di lavoro dall’inizio della crisi rispetto al 2019), l’occhialeria (-1.000) e l’agricoltura (-1.400 di cui la maggior parte nella fase iniziale della crisi).

Tutte le tipologie contrattuali dipendenti sono state interessate in questi mesi da una dinamica negativa: la differenza con il saldo del 2019 è pari a -10.700 per il tempo indeterminato, -8.100 per l’apprendistato, -37.300 per i contratti a termine (che includono anche i rapporti di lavoro stagionali per i quali le assunzioni sono diminuite del 33%).

Bilancio negativo anche per il lavoro intermittente (-9.200), ma con la riapertura di bar e ristoranti si registra un’impennata delle assunzioni (+24% a luglio), le collaborazioni (-440) e i tirocini (-6.600). Si riduce significativamente anche il ricorso al lavoro somministrato, che nel mese di aprile ha toccato il picco del -77% delle assunzioni, salvo tornare a mostrare un saldo positivo a maggio (+1.300), ulteriore moderato segnale della fase di recupero in atto.

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