Trovato morto a 22 anni, riaperto il caso di Lorenzo Casini: “Non fu suicidio”

La Procura di Verona riapre il caso riguardante la morte di Lorenzo Casini.

La Procura di Verona ha deciso di riaprire il caso riguardante la morte di Lorenzo Casini, il giovane che fu trovato senza vita nella sua abitazione a Costermano il 3 gennaio 2019, inizialmente considerato un suicidio. Una decisione presa anche in seguito alle nuove prove presentate dagli avvocati di Elisabetta Casini, la madre di Lorenzo, che non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio.

Il giovane, che lavorava come cameriere in un ristorante ad Affi ed era volontario della Croce Rossa, venne trovato senza vita nell’appartamento dove viveva con un coinquilino ad Albarè di Costermano, con il guinzaglio del cane stretto intorno al collo. Venne considerato un suicidio. Nel mese di aprile dello scorso anno, gli avvocati e gli esperti nominati hanno però avanzato una richiesta di riapertura delle indagini, basandosi sulla scoperta che le immagini registrate da una telecamera di sorveglianza nell’appartamento di Lorenzo Casini erano state manipolate il giorno successivo al sequestro.

I nuovi elementi.

Ulteriori elementi emersi durante le indagini hanno sollevato ulteriori dubbi sulla ricostruzione iniziale dell’evento. In particolare, la madre di Lorenzo, Elisabetta Casini, ha richiesto un’analisi delle prove raccolte quella sera, tra cui il guinzaglio del cane che inizialmente si pensava fosse stato usato dalla vittima per impiccarsi. I risultati delle analisi avrebbero rivelato la presenza di tracce di Dna maschile sul guinzaglio, che non corrispondevano a Lorenzo. Queste tracce genetiche dovranno ora essere identificate.

In conseguenza di tali sviluppi, è stato aperto un nuovo fascicolo e il caso è stato assegnato a un nuovo Pubblico Ministero. Quest’ultimo ha ordinato la consegna delle nuove prove, allo scopo di avviare ulteriori perizie investigative. L’attesa è ora rivolta ai risultati di queste perizie.

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