Uccisa a 29 anni dall’auto di un guidatore ubriaco, via al processo

Verona, via al processo per la morte della 29enne Madiha Ramad.

Si è aperto ed è subito stato rinviato a ottobre il processo a Verona per la morte della 29enne di origine marocchina Madiha Ramad, che alle 5.30 del 22 maggio 2022, fu travolta e uccisa da una macchina condotta da un giovane ubriaco mentre camminava su un marciapiede. Il conducente, dopo averla uccisa, si diede alla fuga.

“Oggi abbiamo depositato la richiesta di costituzione come parti civili dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Odv e dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada Odv”, dicono gli avvocati Davide Tirozzi, legale dell’Aifvs, e Alberto Fighera, legale dell’Associazione Mamme Coraggio. “L’imputato – aggiungono – ha chiesto un rinvio dell’udienza in vista di un risarcimento alla vittima e della richiesta di patteggiamento che i suoi legali intendono avanzare. Staremo a vedere. Perché, a vedere il capo d’imputazione con le aggravanti, siamo abbondantemente oltre i limiti per concedere il patteggiamento allargato. Infatti la pena per il capo d’imputazione base è di 8-12 anni, ma qui c’è l’aggravante della fuga. Partiremo, quindi, da una pena che va da un minimo di 10 anni e mezzo a un massimo di quindici, se non di più. L’udienza è stata aggiornata al 4 ottobre 2023″.

Polemici nei confronti dell’eventuale patteggiamento i presidenti delle due associazioni, Alberto Pallotti, che presiede l’Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada Ood e l’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Odv, ed Elena Ronzullo, presidente dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada Odv: “Abbiamo a che fare con una ragazza che non tornerà più a casa perché chi l’ha investita si è messo alla guida ubriaco. Nel suo sangue è stato trovato un tasso alcolemico di 1,72. Ha ucciso una giovane che stava camminando sul marciapiede e in più, dopo averla travolta, si è dato alla fuga. Non è riuscito nell’intento di scappare solo perché la macchina si è fermata a causa degli pneumatici che si erano bucati. In questo caso vi è l’ipotesi peggiore prevista dal reato di omicidio stradale, con tutte le aggravanti”.

Biagio Ciaramella, che è vicepresidente delle tre associazioni conclude: “Noi saremo sempre vicini alle vittime e ai familiari delle vittime. In parecchi processi ci ritroviamo a presenziare in assenza dei familiari delle vittime, perché magari c’è un accordo per il risarcimento. In tutto questo c’è qualcosa che non va. Ci battiamo per dare voce alle vittime e faremo tutto il possibile per dare giustizia a questa ragazza”.

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