Citrobacter, il medico con il lecca lecca e i genitori che fumano: incastrati da video e foto

Le immagini registrate con un telefonino acquisite dalla Procura. Elisa :«Mia figlia in stanza con 4 infetti»

ospedaleBorgoTrentoDonnaBambino450(Da Corriere.it) Il video è molto chiaro: c’è un medico che entra in reparto senza mascherina ma succhiando un lecca-lecca. La scena cambia e le riprese sono ancora più vicine e nitide: arriva un fattorino, lo fanno entrare senza sovracamice nè calzari e nemmeno guanti sterili. In compenso indossa scarponcini sporchi, ben inquadrati da chi sta filmando tutto di nascosto. L’uomo cammina davanti alle culle che accolgono neonati fragili, prematuri, anche sotto il chilo di peso, colpiti da problemi cardiaci, renali, neurologici gravi e arriva con un plico, non protetto da busta sterile, al banco della caposala. Che gli firma la ricevuta come nulla fosse.

 La terapia intensiva neonatale
 Siamo nella Terapia intensiva neonatale di Borgo Trento, è il 2019 e uno dei bambini ricoverati, colpito dal Citrobacter, è già morto, a fine 2018. Eppure nessuno fa osservare le basilari norme igieniche in un reparto ad alta intensità di cura. E nessuno protesta. Nemmeno i genitori: altri video ne ritraggono alcuni mentre entrano parlando al telefonino e portando borse e sacchetti, senza mascherina, senza sovracamici nè calzari e senza sanificarsi le mani, benché si raccomandi di igienizzarle con una soluzione alcolica almeno al 70%. Ma non sono mica gli unici. Foto scattate dal corridoio opposto e altrettanto choccanti immortalano visitatori che aprono le finestre, in teoria da tenere chiuse perché il ricambio d’aria dovrebbe essere filtrato da apposito impianto, e fumano. Sono in mezzo a neonati che lottano per vivere, magari anche figli loro, eppure si appoggiano alla cornice della finestra con la sigaretta in mano. E nessuno del personale li richiama all’ordine. E’ solo un assaggio dei video e delle fotografie realizzati da alcune mamme con il telefonino e acquisiti dalla Procura di Verona che indaga sul caso del batterio responsabile di quattro decessi, dei danni neurologici permanenti inflitti ad altri nove piccoli e di disagi meno gravi, alle vie urinarie e ai polmoni, accusati da tanti dei cento neonati dal 2015 al luglio 2020 ricoverati nel reparto in oggetto.

 Acquisiti i servizi del Tg
 Gli inquirenti hanno acquisito anche servizi Sky e Mediaset, in particolare quelli in cui parlano i familiari delle vittime. In un servizio di Sky Tg24 Elisa, la mamma di Alice, deceduta il 16 agosto scorso a 165 giorni dalla nascita, racconta: «Alice è venuta al mondo alle 23 del 4 marzo e all’una di notte era già in Terapia intensiva neonatale. Le hanno fatto i tamponi e sono risultati negativi ai batteri, era sana. Poi però le è stato riscontrato il Citrobacter, che le ha mangiato il 70% del cervello. Chiedevo ai medici: è successo ad altri bambini? Non avendo risposte da loro su quanto sarebbe accaduto ad Alice, speravo di confrontarmi con genitori alle prese con lo stesso problema. Mi hanno detto che non esistevano altri casi. E invece — dice Elisa — parlando tra mamme nella stanza del tiralatte ho scoperto che c’erano bimbi contagiati dal Citrobacter, chi da dicembre 2019 chi da gennaio 2020, in condizioni più o meno gravi. Ne ho contati una trentina e ho saputo che quando hanno ricoverato Alice l’hanno messa nella stessa camera con quattro piccoli colpiti dal batterio. Perché non li hanno isolati?».

 L’altro caso sospetto
 La mamma di Alice ha saputo della morte di Nina grazie alla denuncia della madre, Francesca Frezza. «Alice è nata un anno dopo Nina — puntualizza Elisa nel video agli atti della Procura — in questo anno quanti bambini sono stati colpiti dal batterio nonostante si sapesse già che circolava? Se l’ospedale si fosse mosso subito, forse mia figlia sarebbe ancora qui». «Purtroppo ciò che si vede nei filmati non sono casi singoli, ma la prassi del reparto — aggiunge Francesca Frezza — e quando me ne sono accorta, ho cominciato anch’io a documentare tutto».

 Indagini per lesioni o omicidio colposi
 La Procura di Verona, che indaga per lesioni o omicidio colposi dipendenti da condotta sanitaria, ha sentito le due mamme e anche Francesco Cobello, commissario dell’Azienda ospedaliero-universitaria, ma non ha ancora iscritto nessuno nel registro degli indagati. Gli inquirenti stanno esaminando tutto il materiale acquisito, fornito anche dai Nas, per individuare l’eventuale nesso tra la causa della morte o delle lesioni e comportamenti omissivi o lesivi del personale del reparto.

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