Infortuni sul lavoro, a Verona i numeri peggiori del Veneto: lo scorso anno 14mila casi e 22 morti

Infortuni sul lavoro, Verona maglia nera del Veneto.

Infortuni sul lavoro, seppur in calo rispetto al 2020, i numeri di Verona rimangono i peggiori del Veneto, con 14mila casi e 22 morti. Il consuntivo Inail degli infortuni sul lavoro denunciati nel 2021 mostra una sorpresa positiva per Verona che, malgrado l’accelerata conosciuta a partire dallo scorso agosto, chiude il 2021 con un -2,16% rispetto al 2020. In cifra assoluta, tuttavia, la nostra provincia resta in testa su tutti gli altri territori veneti: gli infortuni denunciati a Verona nel corso del 2021 sono infatti 14.084, nettamente al di sopra del dato della provincia di Vicenza, che con 13.140 infortuni (+6,8% rispetto al 2020) è al secondo posto in Veneto nel 2021. Seguono Treviso con 13.045 denunce (+6,4%), Padova con 12.743 (+12,4%), Venezia con 11.334 (+12,9%), Belluno con 2.670 (-6,9%) e Rovigo con 2.411 (+8,1%). In breve, a Verona rallentano gli infortuni denunciati, pur restando su livelli molto alti.

Se guardiamo al dato regionale, il Veneto registra un incremento notevole del 6,1% (dai 65.437 infortuni denunciati nel 2020 ai 69.427 denunciati del 2021), staccando di gran lunga l’andamento nazionale che al 31 dicembre 2021 ha fatto registrate un +0,16%  (dalle 554.340 del 2020 alle 555.236 del 2021, +896 denunce).

Per quanto riguarda gli infortuni mortali, nel 2021 ne sono stati denunciati 1.221 a livello nazionale (-3,9% rispetto al 2020 ma pur sempre circa 3 morti al giorno); 105 a livello regionale (+22% sul 2020, circa un morto ogni tre giorni) e 22 in provincia di Verona. Anche qui: pur conoscendo una significativa diminuzione percentuale, pari a 8,3 punti sul 2020, Verona resta la provincia veneta con il più alto numero di infortuni mortali, circa due morti al mese.

In forte crescita le malattie professionali: a livello nazionale si passa dalle 45.023 denunce del 2020 alle 55.288 del 2021 (+10.265 denunce, +22,8%). In Veneto questa tendenza è confermata con una percentuale di poco maggiore: dalle 2.753 denunce del 2020 alle 3.416 del 2021 (+663 denunce, +24,08%). A Verona si passa dalle 411 denunce del 2020 alle 547 del 2021 (+136 denunce, +33,1%). L’impennata è forse riferibile all’accumularsi di denunce che in seguito al confinamento non erano state presentate nel 2020. La nostra provincia si colloca al quarto posto per denunce di malattia professionali, Padova è la prima con 954 denunce seguita da Venezia e Vicenza.

Il commento da parte dello Sportello Salute Cgil Verona.

“La marcata crescita regionale e i numeri ancora molto alti a livello provinciale non ci possono lasciare tranquilli – sottolinea Floriano Zanoni per la segreteria confederale della Camera del Lavoro di Verona -. Auspichiamo che le modifiche normative attuate dal governo su sollecitazione del sindacato nel corso dell’ultimo trimestre 2021 (tra cui: formazione dei datori dei lavori, sospensione delle imprese inadempienti rispetto alla nome di sicurezza, potenziamento degli organi di controllo) possano andare a regime e riflettersi positivamente sulla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici.

In particolare il sindacato valuta molto positivamente l’esperienza dei Comitati aziendali anti Covid, partecipati dalle rappresentanze aziendali dei lavoratori e dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, che nel corso dell’emergenza pandemica hanno assicurato tempestiva ed efficace attuazione dei protocolli anti-contagi, contribuendo in modo decisivo alla tutela della salute e del reddito dei lavoratori e, di riflesso, consentendo alle imprese di recuperare rapidamente le posizioni di mercato perse a causa dei lockdown. Un’esperienza che dimostra l’importanza della partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici, attraverso le proprie rappresentanze per la sicurezza (le/gli RLS), per raggiungere standard di sicurezza sempre più elevati nei luoghi di lavoro. Una parte ancora troppo grande del mondo della produzione di beni e servizi guarda alla sicurezza sul lavoro come ad un costo e non come ad un investimento”.  

“105 morti sul lavoro in un anno sono un’enormità e la conferma che sul fronte della prevenzione e dei controlli viene fatto ancora troppo poco. Per questo è indispensabile assumere personale, ma non solo quello appena sufficiente a coprire i pensionamenti”. A dirlo, a proposito dei drammatici numeri forniti dall’Inail, sono i consiglieri regionali del Partito Democratico Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni.

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