Magalini Covid hospital, è allarme: “Non è giusto, non siamo territorio di serie B”

Ospedale Magalini di Villafranca Covid hospital, scatta l’allarme.

“Continuando così, il Magalini diventerà presto un Covid Hospital ‘di fatto’: le terapie intensive sono quasi al limite e parallelamente viene ridotta l’attività chirurgica. Anziché implementare i servizi, applicando le schede ospedaliere, a Villafranca si lavora per sottrazione. Non è giusto, non è un territorio di serie B: è il momento che anche il privato dia un contributo vero nella lotta al Covid, oppure vengano individuate altre strutture. Non si può scaricare tutto sul Magalini, dove continuano a essere ricoverati pazienti da tutta la provincia”. La nuova denuncia arriva da Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico e vicepresidente della commissione Sanità a Palazzo Ferro Fini.

“La pandemia non può essere la giustificazione di qualsiasi ritardo, anche perché l’approvazione delle schede è precedente – ricorda Bigon – E all’ospedale di Villafranca la situazione continua ad essere pesante: ad oggi le schede non vengono rispettate per quanto riguarda Cardiologia, Neurologia e Geriatria, manca l’infettivologo e per Ematologia non c’è il medico, ma un consulente una volta a settimana. Non è questa la sanità pubblica che i villafranchesi meritano”. 

Sulla questione interviene anche il Comitato in difesa del Magalini, attraverso la portavoce Cristina Ceriani: “Tutti hanno diritto di essere curati, anche chi deve fare interventi chirurgici importanti e potrebbero invece essere annullati (già lo sono quelli che richiedono ricovero in terapia intensiva dopo l’intervento). Il problema è la terapia intensiva. Se si arriva alla ” saturazione” sarà necessario chiudere anche l’area materno infantile. A questa situazione disastrosa si aggiunge che i medici e il personale sanitario sono allo stremo delle forze, perchè sotto organico, non possono fare le ferie e quindi sono continuamente sotto pressione. Manca l’infettivologo, cosa assurda per un ospedale che accoglie molti pazienti Covid, mancano inoltre pneumologi, oltre che cardiologi, neurologi. Se i nostri sanitari non vengono messi in condizioni di lavorare serenamente non possono dare un servizio adeguato all’utenza”.

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