Monitoraggio di Legambiente sull’Adige: tra batteri e pesticidi, scovati i punti critici. Ecco quali sono quelli nel Veronese.
Sono stati resi noti oggi i risultati dei monitoraggi effettuati da Legambiente lungo il corso del fiume Adige, in collaborazione con Arpav. L’indagine ha coinvolto sette punti di campionamento tra le province di Verona, Padova e Rovigo, con l’obiettivo di affiancare e integrare i controlli ordinari dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale.
Nel Veronese sono stati analizzati i tratti di Bussolengo, Zevio e Legnago. Ed è proprio in due di questi punti, Zevio e Legnago, insieme a Masi (Padova), che sono emersi i dati più critici sul fronte della depurazione: le concentrazioni di escherichia coli superano i limiti previsti per gli scarichi dei depuratori, con picchi che raggiungono le 7915 unità MPN/100mL a Legnago. Valori che, secondo Legambiente, rendono sconsigliabile l’utilizzo diretto dell’acqua in agricoltura, in particolare per orticoltura.
La qualità dell’acqua.
Nonostante queste criticità batteriologiche, la qualità chimica delle acque dell’Adige si mantiene generalmente buona lungo il suo corso veneto, come confermato anche dai dati Arpav. Tuttavia, restano diffuse le tracce di pesticidi, come il glifosate e i suoi prodotti di degradazione (AMPA), oltre a fungicidi come Boscalid e Metalaxil, rilevati in diversi affluenti e canali secondari come la Fossa Rosella e la Roggia Vienega.
Da non sottovalutare anche la situazione degli affluenti, indicati come possibili veicoli di contaminazione: è il caso dell’Alpone e del Rio Rodegotto, nei quali sono state rinvenute tracce di Pfas, verosimilmente legate a scarichi industriali e inquinamento da falda nella zona interessata dalla vicenda Miteni.
Il monitoraggio rientra nel progetto “Operazione Fiumi” e punta a fornire un quadro aggiornato sullo stato di salute dei corsi d’acqua del Veneto, in particolare in un momento storico in cui la qualità delle risorse idriche è sempre più cruciale per la salute pubblica e l’ambiente.