Inquinamento, il Comune replica a Legambiente: “Sbagliate centralina”

Sull’inquinamento comune di Verona contro Legambiente.

Secondo il rapporto Mal’aria di Legambiente Verona sarebbe ultima in Italia per inquinamento da polveri sottili. Ma per il Comune i conti non tornano. “Verona, dall’inizio dell’anno ad oggi, ha registrato 37 giorni di sforamento da Pm10. E non 42 come riportato dal rapporto ‘Mal’Aria’ di Legambiente – si legge in una nota di palazzo Barbieri -. Tanti quanti, giorno più giorno meno, gli altri comuni capoluogo eccetto Belluno”.

Inquinamento da polveri sottili, Verona è la peggiore di tutta Italia.

Problema di centraline di riferimento sbagliate, secondo il comune di Verona: “Per la città scaligera, i dati utilizzati per stilare l’elenco provengono da una centralina che non è quella di normale riferimento sul territorio. Ossia Legambiente cita quella di corso Milano e non del Giarol, postazione dalla quale Arpav, Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale del Veneto, effettua tutte le misurazioni ufficiali. In questo modo ne esce una fotografia disomogenea e falsata, soprattutto rispetto alle altre città e alle annualità precedenti. Senza contare che il periodo di riferimento della classifica stilata da Legambiente è di 9 mesi, non sufficienti per una comparazione dell’andamento dello smog, un trend di solito calcolato sui 365 giorni”.

I numeri del comune di Verona.

“Dal 1° gennaio al 6 settembre 2021 (periodo di riferimento del report Legambiente) al Giarol sono stati registrati 37 sforamenti, in linea, se non inferiori, a tante altre città del Veneto. Il discostamento, infatti, è al massimo di 1-2 giorni, segno tangibile di quanto il problema dell’inquinamento sia poco locale e più imputabile a ampi territori sovraregionali, e cioè alla conformazione geografica del bacino della Pianura Padana.

A differenza di tutti i report ufficiali che Arpav emette per determinare il pericolo per la salute umana su base annuale, Legambiente utilizza invece il parametro che di solito si usa per far scattare le allerte smog emergenziali. Il primo infatti registra il superamento medio annuo dei 40 µg/m³ (livello di sicurezza per la salute umana), che a Verona non scatta dal 2008. È da 13 anni, infatti, che il limite sta calando progressivamente, era di 37 nel 2009, di 35 nel 2011, di 33 nel 2015 e di 31 nel 2018. Il secondo parametro, invece, quello utilizzato da Legambiente, è il limite di 50 µg/m³ che se sforato per 35 giorni consecutivi fa scattare le limitazioni antismog e cioè le allerte arancione e rossa.

Parametro, quest’ultimo, secondo il quale Verona, dalla relazione Arpav 2020, è migliore rispetto ai territori del Veneto centrale (Padova e dintorni) anche per la vicinanza con le montagne e il Lago di Garda. Dati positivi quindi, con tendenze in miglioramento, grazie agli interventi strutturali pianificati negli ultimi anni. Basti pensare che nel 2005 gli sforamenti erano 210 e nel 2020 solo 73. Il lockdown stesso ha dimostrato che misure antismog e giornate ecologiche spostano di pochi punti percentuali il valore dell’inquinamento. Gli sforamenti in piena pandemia, e quindi quando gli spostamenti erano vietati, sono stati 73, l’anno precedente 57. Ad influire molto spesso è anche il meteo”.

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