Batterio killer a Verona, le indagini della Procura: pronto un pool di esperti. Le mamme: “Vogliamo giustizia”

Batterio killer a Verona, le indagini della Procura.

Sul caso Citrobacter, il batterio killer che a Verona avrebbe infettato 89 neonati, la svolta è arrivata con l’iscrizione nel registro degli indagati  di sette tra medici ed ex vertici della struttura ospedaliera. La Procura della Repubblica di Verona ha infatti iscritto sette persone nel registro degli indagati, con le ipotesi di reato di omicidio colposo e lesioni colpose gravi e gravissime in ambito sanitario: da verificare cosa accadde realmente all’Ospedale della Mamma e del bambino, dove 89 neonati sarebbero stati infettati dal cosiddetto batterio killer che provocò 4 morti, mentre una decina avrebbero riportato danni gravissimi dall’infezione.

Alcune mamme dei piccoli lo dicono chiaro e tondo, anche attraverso le pagine social: “Oggi è un giorno importante – scrive una della mamme -. Piena fiducia nella magistratura e certa che l’accusa che oggi leggiamo sarà sostenuta davanti ai giudici e che giustizia venga fatta per i nostri bambini”

Intanto l’indagine prosegue, come ha confermato all’Adnkronos la procuratrice di Verona, Angela Bargaglio: “L’indagine vuole verificare se la condotta dei sette indagati sia stata corretta o abbia potuto causare le morti e i danni subiti dai neonati”. L’indagine, lo ricordiamo, parte dalla relazione presentata dalla Commissione regionale d’inchiesta, nel 2020. A breve la Procura, come riferisce Adnkronos, nominerà i suoi consulenti “per analizzare nello specifico tutti gli aspetti, medico-legali tecnici e organizzativi. Nel contempo, l’iscrizione nel registro degli indagati permetterà agli indagati di nominare i loro consulenti di parte”.

Gli ispettori della Regione Veneto nella loro relazione ipotizzavano che il focolaio epidemico fosse attivo fin dal 2018, in particolare legato all’utilizzo di acqua da un rubinetto contaminato per la preparazione del latte in polvere. Solo il 12 giugno 2020, quando i contagi aumentarono e partirono le proteste delle mamme delle piccole vittime, il punto nascite fu chiuso e sanificato.

Sulla questione è intervenuto anche il governatore del Veneto Luca Zaia: “Guardo con rispetto all’azione della Procura – ha detto Zaia -. Abbiamo fiducia nella magistratura e ovviamente i processi non si possono fare sui giornali o per strada ma nei tribunali, sempre se ci saranno per tutti questi avvisati”.

“E’ stata auspicata chiarezza e l’unico elemento di chiarezza è questo. La situazione è cristallizzata, ci sono relazioni di parte e indipendenti e noi abbiamo mandato tutto alla Procura – ha sottolineato Zaia -. L’Azienda ospedaliera ha trasmesso le sue controdeduzioni e il materiale è in mano al magistrato; se ha deciso di avvisare alcune persone lo farà nell’interesse di sbrogliare questa matassa”.

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