Soave dichiara guerra ai piccioni. E chiede aiuto al ministro dell’Ambiente

Soave, è guerra ai piccioni.

Soave ha deciso di dichiarare guerra ai piccioni. Lo dichiara lo stesso sindaco Matteo Pressi: “È in corso in questi giorni un importante intervento, che si protrarrà per ben due settimane, finalizzato alla manutenzione delle reti antipiccione presenti lungo la cinta muraria di soave, nonché alla installazione di centinaia di metri di nuove barriere. L’intervento mira al contenimento della presenza dei volatili nel centro storico della cittadina, dove da sempre trovano rifugio e riparo nelle torri e nelle mura scaligere”. 

Una presenza che però sarebbe fonte di numerosi disagi per i residenti, pregiudicando l’igiene pubblica. “Questa folta popolazione di colombi nel centro storico di Soave – aggiunge il sindaco – rappresenta un problema non indifferente. Nidificando a ridosso delle pubbliche vie e delle abitazioni, i colombi proliferano ma soprattutto lordano strade ed edifici pubblici con i loro escrementi creando non pochi problemi ai cittadini ma anche l’amministrazione comunale stessa, la quale è costantemente chiamata ad impiegare uomini, mezzi, risorse economiche per mantenere il borgo, che ricordiamo essere una località turistica, in condizioni adeguate”. 

L’intervento costituisce la seconda fase di un primo lotto di lavori già eseguiti nel mese di luglio, ad amministrazione comunale appena insediata, e che hanno permesso di migliorare la situazione nei tratti di centro storico ora provvisti di nuove reti. Inoltre, a partire da settembre, l’amministrazione comunale ha dotato i propri operai di un nuovo mezzo per la pulizia delle strade, un moderno aspiratore motorizzato che consente di realizzare una pulizia più approfondita in tempi più contenuti. 

L’appello al ministro dell’Ambiente.

L’investimento per il posizionamento di queste ulteriori reti si aggira attorno ai 50mila euro, completamente a carico del bilancio comunale. “Mi rendo conto che è brutto da dire – conclude il sindaco – ma l’unica soluzione definitiva per questa situazione è rappresentata dall’adozione di un piano di contenimento della popolazione di colombi e di conseguenza dall’abbattimento di alcuni di essi. Oggi purtroppo tutto ciò, specie con riferimento ai centri storici, è vietato dalla legge. Ho intenzione di scrivere al nuovo ministro dell’Ambiente per richiedere un intervento in tal senso. I piccoli comuni come il nostro non sono in grado di affrontare spese elevate per realizzare il contenimento della popolazione di colombi con metodi cosiddetti ecologici, come la distribuzione di mangime antifecondativo o il posizionamento di falchi. Inoltre, questi metodi non sono risolutivi ma costituiscono un semplice paliativo. Non è giusto che i sindaci siano costretti a scegliere tra la pulizia del proprio paese o il sostenimento di spese smisurate, il tutto per non abbattere animali che oggettivamente creano un disagio notevole. È una posizione condivisa con molti colleghi”. 

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