Pensioni a Verona, per le donne importi dimezzati rispetto agli uomini

Verona, i dati sulle pensioni: l’analisi della Cgil.

Pensioni a Verona, i numeri non mentono. E i numeri indicano chiaramente che esiste un divario netto tra quanto percepiscono gli uomini e quanto invece percepiscono le donne. A sostenerlo senza mezzi termini è Adriano Filice, segretario generale Spi Cgil di Verona.

“Il recente aggiornamento operato dall’Inps sulle statistiche delle pensioni appartenenti ai fondi di gestione dei lavoratori privati – scrive Filice – conferma anche per la nostra provincia di Verona l’insostenibile divario tra i sessi scavato nel corso degli anni dalla carenza di politiche pubbliche per l’infanzia, la disabilità e gli anziani. Mentre gli uomini che hanno potuto beneficiare di continuità lavorativa e di carriera ora possono godere di una pensione, non certo alta, ma mediamente dignitosa, per le donne, che hanno dovuto farsi carico del lavoro di cura, e che sono state coinvolte nelle grandi crisi industriali degli anni ‘70 e ‘80 nel tessile e nel calzaturiero, la situazione è assai critica. I dati evidenziano infatti un numero di pensioni maturate nettamente inferiore e importi quasi dimezzati rispetto agli uomini”.

Nella provincia di Verona al 1° gennaio 2021 vengono pagate ogni mese 260.871 pensioni  di importo medio di 924,81 euro. Il numero comprende 223.336 prestazioni previdenziali di importo medio mensile di 1.075,68 euro e 37.535 prestazioni assistenziali di importo medio mensile di 467,95 euro. L’assistenza a Verona pesa per il 14,39% del totale delle pensioni, una percentuale sensibilmente inferiore alla media nazionale che è del 22,38%.

In linea con il dato nazionale, il 45% delle pensioni veronesi (116.167) vengono percepite da uomini e il restante 55% (144.704 pensioni) da donne. Il vantaggio a favore delle donne è tuttavia solo apparente: quasi una pensione femminile su tre, precisamente il 32,13%, pari a 46.495 unità, è infatti di categoria superstite (di reversibilità o indiretta) quindi mutuata dal coniuge deceduto. L’incidenza delle “superstiti”, che “fruttano” in media circa 680 euro al mese per le donne e 480 per gli uomini, tra i maschi è assai più ridotta: è di questo tipo solo il 5,53% delle pensioni maschili.

Al contrario, la diffusione delle pensioni di vecchiaia tra le donne è molto meno frequente che tra gli uomini: se il 77,63% delle pensioni maschili veronesi è una pensione di vecchiaia, tra le donne questa percentuale si abbassa al 49,99% (comunque più alta delle media nazionale che si ferma al 40,23%).

“L’importo mensile medio di una pensione di vecchiaia a Verona è di 1.227,72 euro  (lievemente inferiore alla media nazionale che è di 1.246,92 euro) ma, come i famosi polli di Trilussa, anche questa media nasconde grosse disparità: se gli uomini percepiscono in media 1.569,95 euro, tra le donne l’importo medio di una pensione di vecchiaia del settore privato è di appena 801,06 euro, quasi la metà! con minimi tra le pensionate dei fondi dei lavoratori autonomi che presentano medie mensili di appena 709,42 euro”.

“Come Sindacato – conclude Filice – ribadiamo con forza l’urgenza e l’indifferibilità di un grande intervento riformatore  che riconosca il lavoro di cura di genere in quanto le donne sono state e sono le più penalizzate, molte volte costrette ad interrompere il proprio rapporto di lavoro per accudire i figli e assistere i familiari fragili e obbligate ad accettare lavori part time o precari per rientrare nel mondo del lavoro. Inoltre chiediamo con forza  una “pensione di garanzia” che  riconosca il lavoro precario delle giovani generazioni riconoscendo anche a loro un futuro pensionistico pubblico di dignità”.

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