Inflazione da record a Verona, +6,2% e prezzi alle stelle: era dal 1991 che non accadeva

Inflazione record in Veneto: dallo 0,3% dello scorso anno al 6%.

L’allarme lo lancia l’analisi di Confartigianato: l’inflazione da queste parti sta raggiungendo numeri record, passando dallo 0,3% di febbraio 2021 al 6% dello stesso mese di quest’anno a livello regionale e dallo 0,0% al 6,2% nel veronese (Veneto quarto in tutta Italia per il maggior incremento netto su base annua pari al 5,7%), dato che non si registrava dal luglio del 1991. Gran parte dell’aumento dei prezzi deriva dai beni energetici che, a febbraio di quest’anno, hanno subìto un incremento del 27,4% rispetto allo stesso mese dell’anno appena concluso, passando dal -0,6% del 2021 a 26,8% del mese in corso.

Crescita dell’inflazione, l’analisi.

Sono questi i dati che emergono dall’analisi sulla crescita dell’inflazione, realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto, e riportata nel dossier “Ultime tendenze su inflazione al consumo e prezzi delle imprese, nel contesto del caro-commodities”, che ha rielaborato i dati dell’Istat tra febbraio 2021 e febbraio 2022. Il rapporto ha esaminato il trend di ben 10 gruppi di prodotti e servizi, per oltre 230 prodotti. In particolare vi sono le tendenze dei prezzi di 92 prodotti e servizi in mercati con una significativa presenza di imprese artigiane, di cui 29 sono riferiti a prodotti alimentari e bevande e 17 a servizi a maggiore vocazione artigiana. Il report, inoltre ha verificato le tendenze dei prezzi alla produzione manifatturiera e del costo di costruzione e dei prezzi dei servizi.

Come sono cambiati i prezzi a Verona.

In provincia di Verona, la prima posizione per incremento dei prezzi si conferma quella delle voci relative ad abitazione, acqua, elettricità, gas e carburante, che hanno registrato un’impennata dei prezzi del 26,4% in un anno, passati dal -0,9% al +25,5%. In seconda posizione i trasporti, cresciuti del 9,5% (da -0,1% al 9,4%). Terza posizione per mobili, articoli e servizi per la casa, cresciuti del 6,8%, passando dal -0,3% di febbraio 2021 al 6,5% dello stesso mese di quest’anno. A seguire gli alimentari, passati dal -1,1% al 5,4%, per un incremento generale del 6,5%. Inflazione in rilevante aumento anche per servizi ricettivi e ristorazione, con un +6,2% frutto della differenza tra il -0,3% di un anno fa e il +5,9% di oggi. I prezzi per l’istruzione frenano la discesa, passando dal -3,3% al -1,8%, per un incremento dell’1,5%. I costi di servizi sanitari e spese per la salute aumentano dell’1%, mentre i prezzi per abbigliamento e calzature e comunicazioni risultano invariati (rispettivamente 0,0 e -0,1%%), come per ricreazione, spettacoli e cultura che registrano solo un +0,4%. Bevande alcoliche e tabacchi addirittura diminuiscono dello 0,7%.

In Veneto come detto, la prima posizione per incremento dei prezzi è relativa alle voci relative ad Abitazione, acqua, elettricità, gas e carburante che hanno registrato una impennata dei prezzi del 27,4% in un anno, passati dal -0,6% al 26,8%. In seconda posizione i trasporti, cresciuti del 9,7% (da -0,1% al 9,6%). Terza posizione per gli alimentari, cresciuti del 6,4%, passati dal -0,9% al 5,5%. Quarta posizione per i Mobili e articoli per la casa che dallo 0,5 del 2021 sono passati a uno 4,7%, realizzando una crescita del +4,2%. Al contrario, una decrescita si registra per Altri beni e servizi con -1,2% per Bevande alcool e tabacchi con -0,8% e servizi sanitari e spese per la salute -0,2%.

I commenti.

“L’inflazione è la nuova ‘pandemia economica’ alla quale si deve dare una risposta concreta ed efficace – afferma Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona – il rischio dei costi che stanno esplodendo si potrebbe presto tradurre in saracinesche abbassate. La forte spinta dei costi, insostenibile in alcuni settori, sta riducendo i margini delle imprese e determina un pesante rialzo dei prezzi alla produzione. Riduzione dei margini che diviene palese quando si confronta l’inflazione ‘in entrata’ su materie prime ed energia e quella in ‘uscita’ cioè il costo finale dei prodotti e dei servizi che in molti casi è ancora negativa. Significa che le imprese non vogliono o non possono trasferire i maggiori costi sul cliente. Una situazione che però non reggerà a lungo”.

“L’aumento generalizzato e prolungato dei prezzi – commenta Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto – sta portando alla diminuzione del potere d’acquisto della popolazione e mettendo in crisi le imprese, strette tra la morsa delle tasche vuote delle persone e l’incredibile aumento dei prezzi delle materie prime. E’ molto preoccupante soprattutto la crescita dei costi del carburante per autotrazione e per il riscaldamento, e quindi anche il costo dell’energia elettrica e del gas. Ed è proprio su queste ultime voci che non si vede una prospettiva positiva”.

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