L’allarme di Coldiretti Verona.
La guerra mette a rischio anche le esportazioni agroalimentari veronesi in Russia e in Ucraina già pesantemente colpite dall’embargo del 2014. Lo sostengono gli allevatori e agricoltori della Coldiretti di tutto il Veneto – più di 200 dalla provincia scaligera – che hanno manifestato venerdì a Mestre con trattori e animali contro la guerra scatenata da Putin che affossa l’economia e il lavoro.
Al loro fianco anche Luca Zaia, presidente della Regione del Veneto insieme al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. “Tanti agricoltori veneti sono intervenuti per denunciare un problema importante e trasversale che riguarda tutte le filiere: l’aumento dei costi di produzione ormai insostenibili per le nostre imprese ma senza un conseguente aumento dei prezzi dei nostri prodotti. Chiediamo che venga applicata la legge contro le pratiche sleali che permetta di dare una soglia del prezzo da pagare per coprire i costi di produzione. È inoltre necessario dare un aiuto alle filiere più in difficoltà attraverso i fondi del Pnrr perché ne va della sopravvivenza delle aziende agricole anche scaligere”, precisa Alex Vantini, presidente di Coldiretti Verona.
Se le vendite in Russia hanno raggiunto lo scorso anno a livello nazionale 670 milioni di euro con un aumento del 14% rispetto al 2020, dovuto soprattutto a pasta, vino e spumante, quelle in Ucraina valgono altri 350 milioni di euro, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.
Gli effetti del conflitto ucraino rischiano dunque di cancellare completamente il Made in Italy a tavola dai mercati di Mosca e Kiev – denuncia la Coldiretti – aggravando ulteriormente gli effetti dell’embargo deciso da Putin con il decreto n. 778 del 7 agosto 2014, e da allora sempre prorogato, come risposta alla sanzioni decise dall’Unione Europea, dagli Usa ed altri Paesi per l’annessione della Crimea. Un blocco che è già costato alle esportazioni agroalimentari tricolori 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo.
Al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia si aggiunge – continua la Coldiretti – la beffa della diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy, realizzati in Russia come parmesan, mozzarella, robiola, o nei Paesi non colpiti dall’embargo come scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e gorgonzola di produzione Svizzera e reggianito di origine brasiliana o argentina.
Nei supermercati russi si possono trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla mozzarella “Casa Italia” all’insalata “Buona Italia”, dalla robiola Unagrande alla mortadella Milano. Il danno – conclude la Coldiretti – riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, ha dovuto rinunciare ai prodotti alimentari Made in Italy originali.