Pozzo e irrigazione a goccia, così un’azienda della Valpantena combatte la siccità

Le scelte sostenibili dell’azienda vitivinicola Capurso, in Valpantena: “Dopo il grande caldo del 2003 capimmo che avremmo dovuto cambiare”.

Pozzo sotterraneo, irrigazione a goccia, fruttaio dove far appassire l’Amarone e, in futuro, pannelli fotovoltaici su tutti i tetti dell’azienda. Camilla e Selene Capurso, la nuova generazione che ha preso le redini dell’azienda vitivinicola Moranda, in Valpantena, si sono salvate così dalla grande siccità dell’estate 2022 e anche dalla crisi energetica. Dal pozzo attingono l’acqua per irrigare i 15 ettari di vigneti che si estendono nel territorio di Nesente, che viene distribuito goccia a goccia ai piedi della vite. E per far appassire le uve usano il fruttaio, un ampio locale areato a fianco della cantina, che mantiene la giusta temperatura senza bisogno di condizionatori.

Il pozzo costruito dopo l’estate caldissima del 2003.

“La siccità l’abbiamo sentita anche qui, ma, contrariamente ad altri, non abbiamo subito perdite produttive – racconta Camilla Capurso, 43 anni, vicepresidente di Confagricoltura Verona, che con la sorella quarantenne è la quinta generazione dopo il padre Giovanni, 78 anni, a proseguire la storia di famiglia iniziata nel 1896. “Il pozzo privato, realizzato quasi 20 anni fa, è stato preziosissimo. Lo facemmo fare nel 2003, una delle estati più calde degli ultimi decenni. Capimmo in anticipo che, con la siccità e le temperature in aumento, i nostri vigneti avrebbero rischiato di subire grandi danni. È stata una mossa azzeccata, anche se quest’anno la falda sotterranea ha sofferto parecchio la penuria d’acqua. Ma con l’irrigazione a goccia l’acqua è stata razionalizzata e le piante non sono andate in stress”.

L’azienda ha schivato la grandine di due settimane fa e ha portato a casa un’ottima vendemmia. Uve sane, di qualità, staccate da vigneti autoctoni in pianura coltivati a guyot: Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara e Croatina. Da lì nascono i grandi vini, Amarone e Valpolicella superiore, oltre a un igt che si chiama Diavolo Rosso e un vino dolce, Bianca, dedicato alla mamma e una grappa di amarone. In tutto circa 20.000 bottiglie all’anno, vendute in Italia, Nord Europa, nel wine shop e ai clienti (tantissimi stranieri) dell’agriturismo dell’azienda.

Sostenibilità a tutto tondo.

“Avremmo la possibilità di ampliarci, ma puntiamo molto più alla qualità che alla quantità”, spiega Camilla. “Utilizziamo i più avanzati strumenti per la difesa integrata e le più aggiornate pratiche per proteggere noi stessi e l’ambiente in tutte le operazioni agronomiche, raggiungendo così una sostenibilità a tutto tondo: economica, sociale e ambientale. Abbiamo anche introdotto alcune arnie di api, insieme ad alcune piante mellifere che attirano gli insetti, ma non per la produzione di miele bensì come sentinelle dell’ambiente. La loro salute e proliferazione ci indica che la qualità dell’aria è buona”.

Il tema dei rincari energetici, aggravato dal conflitto in Ucraina, è sentito molto anche dal mondo vinicolo. “Tutti abbiamo cifre doppie o triple in bolletta, ma al momento riusciamo a contenere i costi per l’appassimento dell’Amarone nel fruttaio perché il locale sta incanalando perfettamente l’aria e il vento, evitando di farci accendere gli impianti. Nel frattempo, abbiamo fatto domanda per accedere ai fondi del Pnrr per installare su tutti i tetti aziendali i pannelli fotovoltaici. Il tema dell’energia sarà sempre più importante per le aziende agricole e noi vogliamo farci trovare pronti”.

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